Viewtiful Joe – Camera Oscura

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I Capcom Five.
Agli inizi dei 2000, nel Giappone videoludico si venne a creare un imponente asse Osaka-Kyoto: Capcom avrebbe sviluppato non uno, non sei, ma ben cinque titoli in esclusiva (almeno temporanea) per il mai troppo elogiato Nintendo GameCube.
La cinquina prodotta si rivelò di fattura godibile, in qualche caso pregevole, in tutte le sue parti: P.N.03, Killer7, Dead Phoenix, Resident Evil 4, sono titoli che ha segnato in positivo la line-up della console cubica (a parte Dead Phoenix, il cui sviluppo venne interrotto prematuramente ndDiego Inserauto), rappresentando anche redesign del genere d’appartenenza (Resident Evil 4) ed esperimenti interessantissimi (Killer7).
E poi c’è lui. Un ragazzo, un supereroe, un imbecille. In questa manita di giochi, un titolo si faceva notare con aria arrogante, unico eppure figlio della tradizione. Esagerato, greve, sgrammaticato fin dal titolo: i Capcom Five si racchiudevano in un pugno per i colpi spettacolari di Viewtiful Joe.

Viewtiful Joe Camera Oscura
Sobrietà e buon gusto sin dalla copertina

Il buon Joe, una sera come tante, decide di trascorrere la serata al cinema in compagnia della sua ragazza, la bionda occhialuta Silvia. Proiettato c’è un film su Captain Blue, supereroe cinematografico di cui il nostro protagonista si dimostra fan sfegatato, al punto da declinare le richieste di azione amorosa sulle poltroncine che l’avvenente compagna avanza. Poi qualcosa va storto. I cinema di solito sono dei posti sicuri, ma a quanto pare non abbastanza da impedire che il cattivone del film esca dalla pellicola per sequestrare la giovane donzella.
Subito dopo anche Joe viene portato all’interno dello schermo proprio da Captain Blue, che gli insegna alcune tecniche di combattimento e gli dona lo speciale bracciale V-Watch in grado di trasformarlo, attraverso i poteri VFX, in Viewtiful Joe, paladino della giustizia che rimanda nello stile alla tradizione supereroistica giapponese e americana. Costume rosso con mantello, movenze plastiche, ignoranza incredibile, totale mancanza di cognizione di ciò che gli sta accadendo: Viewtiful Joe è pronto all’azione.
Viewtiful Joe Camera Oscura
Come biasimare Joe? Guardate che bomba di action figure!

Sciorinato l’incipit semplice ma efficace (come la tradizione dei super heroes comics americana insegna), veniamo alla sostanza ludica. Viewtiful Joe è un gioco old school farcito di feature tutte da stylish game. L’azione si svolge in due dimensioni, sottoforma di un beat’em up intuitivo e giocabilissimo, ampliato dalla presenza di numerosi puzzle e sublimato da boss fight marmoree.
Attiviamo il focus su ognuno degli aspetti caratterizzanti del gameplay.
In una meravigliosa grafica cel shading, il novello giustiziere procede orizzontalmente su schermo in una scazzottata pressoché continua contro i cattivi. Ricordiamo di trovarci all’interno di una pellicola cinematografica: grazie ai poteri del VFX, saremo in grado di agire sulla stessa, soprattutto attraverso il fast forward e lo slow motion. È questa gestione della velocità ciò che maggiormente contrassegna la meccanica di gioco. Utilizzandola con maestria, la nostra serie di colpi sarà sempre più precisa e spettacolare: ciò non solo comporterà un andamento da stylish game a dir poco spettacolare, ma contribuirà anche al punteggio ottenuto per ogni microsezione di gioco, che può giungere fino alle punte di Awesome (A) e Viewtiful, logicamente (voto V, la versione locale del rank S).
La cafona magnificenza di tutto ciò è ineluttabile: riempire di mazzate al rallenty robottoni e vederne i migliaia di frantumi volar via lentissimamente, schivare le loro offensive con la stessa elegante leggiadria di Roberto Bolle, mentre Viewtiful Joe esibisce un’arroganza priva sia di paura che di ritegno, è qualcosa da sbomballare il cervello. Sì, sbomballare non è un termine riportato negli attuali maggiori dizionari, nondimeno il termine più efficace.

 
Gli stessi poteri usati per attaccare gli avversari tornano utili per risolvere i rompicapo disseminati per l’avventura, valida variazione sul gameplay che ci ricorda come ogni supereroe debba saper usare la testa, oltre che la forza. Sfruttando le modifiche sulla velocità e gli altri poteri, potremo interagire con piattaforme, elettricità, ed altri strumenti tipici degli scenari dei platform game. A proposito di poteri: potremo rafforzare le skill del nostro personaggio mediante l’ottenimento di numerosi power up visionabili in un apposito menu a fine livello.
Le boss fight cristallizzano lo spirito di tutto il gioco: eccessive, godibilissime e difficili. Specie quest’ultimo punto portò diversi giocatori a non completare il titolo: Viewtiful Joe, prestando fede alla sua vocazione da cabinato anni ’80, è un gioco tosto, ma bello tosto. Inoltre i differenti livelli di difficoltà fungono un po’ come i bollini rosso o verde dei film: con l’aumentare del grado di sfida, diminuisce la censura, e così più difficili sono i livelli e più sboccata e adulta diverrà la storia nei suoi dialoghi e dettagli.
Viewtiful Joe Camera Oscura
Ci accingiam ad un tenzone tra gentiluomini

Viene naturale domandarsi da dove questo impetuoso sfoggio di tecnica, giocabilità e originalità venisse fuori. Ebbene: Capcom affidò il compito di formare il team del gioco (che sarebbe poi stato battezzatto Viewtiful Team, vabbe’ chiaro, giusto) a quel giapponese del sud col berretto incorporato sulla testa di Shinji Mikami, già ai tempi una leggenda collegata a brand come Resident Evil, Devil May Cry, Phoenix Wright, Aladdin per SNES e Dino Crisis. Dino Crisis signori. DINO CRISIS SIGNORI ATTENZIONE POSSONO APRIRE LE PORTE stiamo calmi, stiamo calmi, va tutto bene. Chiedo scusa.
Insomma accadde che il buon Mikami-san scelse come director del progetto un designer di poco più giovane di lui con il quale aveva avuto modo di collaborare in Capcom per diversi progetti: stiamo parlando dell’uomo dalla pelata di platino, Hideki Kamiya. Non so se ci rendiamo conto: siamo ai livelli di Bud Spencer e Terence Hill, Freccia Verde e Lanterna Verde, la magica coppia Totti-Cassano.
E difatti Viewtiful Joe palesa molti dei caratteri distintivi dei lavori di Kamiya: i personaggi esagerati nella caratterizzazione, la spettacolarità dell’azione, la ricompletabilità, i fugaci riferimenti erotici, la persistente nasabile arroganza di fondo, la perfetta tecnica del sistema di gioco a partire dal combattimento. All’uscita, nel 2003, Viewtiful Joe non poteva in nessun modo passare inosservato nel mondo videoludico.


Eppure, un inizio così esplosivo non si tradusse in una saga solida, come poteva benissimo accadere. Nel giro di tre anni uscirono altri titoli dedicati al tamarrissimo supereroe improvvisato e perfino una serie anime; dal 2006, poi, più nulla.
Sono 11 anni che Joe non dà segni d’azione, lasciandoci orfani delle sue assurde e comiche avventure. Pensandoci, il momento del ritorno sarebbe quanto mai propizio, in questo momento storico nel quale i supereroi son tornati con vigore nel gusto collettivo, soprattutto nei media altri dal fumetto come la televisione e appunto il videogioco.
Da quando ero ragazzetto sogno un ritorno del paladino Capcom in divisa rossa, incapace di stare lontano dalle vicende che coinvolgono tanto lui quanto noi; un buon classico ritorno, come quello del Cavaliere Oscuro di Miller.

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