Adventure Labyrinth Story è il sequel diretto di Adventure Bar Story, gioco che ho recensito un po’ di tempo fa. E che mi è piaciuto, sul serio: col suo prezzo ridotto ed il gameplay tutto sommato divertente, l’ho trovato apprezzabile. Tanto è vero che è ancora sul mio Nintendo 3DS, evitando la triste sorte della schiera di titoletti indie giocati, recensiti e poi cancellati per sempre. Questa breve introduzione serve per farvi comprendere come avessi discrete aspettative per questo titolo, che si propone anch’esso ad un prezzo ridotto (con quei soldi ci prendete una pizza con i funghi nella città in cui vivo) e che prosegue direttamente da dove era terminata la storia del suo predecessore.
Adventure Labyrinth Story si spinge però dove solo pochissime saghe hanno osato: mantenendo esattamente la stessa ambientazione e gli stessi personaggi, cambia totalmente il gameplay, diventando di un genere totalmente diverso. A questo punto, è probabilmente più corretto definirlo spin-off (se può esistere uno spin-off di un singolo titolo!) e così viene considerato nella community appassionata di Bar Story, sorprendentemente sviluppata ed organizzata, probabilmente anche a causa dell’esistenza in versione mobile di questi stessi giochi. Ed il gameplay è esattamente identico ai giochi della serie di Mystery Dungeon, talmente nei dettagli da farmi sospettare un qualche coinvolgimento di Rideon. nello sviluppo della famigerata saga spin-off di Pokémon. La mia indagine in tal senso non ha portato nessun risultato: in comune le due software house non sembrano avere nemmeno la marca di panini che consumano a pranzo, anche se qualche dettaglio potrebbe essermi sfuggito.
Quando lo definisco identico, sono piuttosto letterale: Labyrinth Story è un roguelike, con un unico grande dungeon generato casualmente ad ogni ingresso, nel quale si aggirano una discreta varietà di nemici che tentano di farci fuori. Sono presenti spade e scudi, potenziabili con l’uso, aste e pergamene con incantesimi, cibo da consumare ed una serie di erbe curative piuttosto utili durante l’avventura. Buona parte degli item trovati nel labirinto non sono identificati fino al loro uso, o sfruttando un incanto, rendendo così piuttosto rischiosa l’incauta utilizzazione. Il potersi auto-friggere ed il rischiare di moltiplicare i nemici, dona una certa suspense. Morire nel dungeon ci fa perdere tutti i soldi e il contenuto della borsa, che possiamo però lasciare al sicuro nel nostro ristorante prima della partenza, consentendoci di pianificare adeguatamente ogni viaggio.
Il sistema senza dubbio funziona ed è piuttosto divertente, in fondo ha avuto titoli e titoli (altrui!) per essere adeguatamente rodato. Il punto di forza di Labyrinth Story dovrebbe dunque essere la possibilità di cucinare piatti deliziosi, sfruttando gli ingredienti che troviamo durante le nostre scampagnate tra i mostri: una volta tornati al ristorante possiamo cimentarci nella cucina, sfruttando una delle numerose ricette a nostra disposizione, molte delle quali incomplete ed utilizzabili solo con un po’ di intuito o fortuna. Il problema però è che con questi piatti non possiamo fare assolutamente nulla, se non portarli con noi nel dungeon per sfamarci e per guadagnare qualche bonus extra. Ma lo scopo unico dell’andare nel dungeon è quello di guadagnare ingredienti, rendendo il tutto francamente superfluo ed un po’ inquietante. Il predecessore di questo gioco, consentiva di utilizzare le ricette cucinate per definire un menu quotidiano del nostro locale, adeguandoci ai gusti degli avventori e tentando di gestire adeguatamente la nostra attività, ma in questo titolo la componente gestionale è andata completamente persa.

E dunque qual è lo scopo del gioco? Dopo parecchie ore, non sono riuscita bene a comprenderlo. Dobbiamo teoricamente giungere in fondo all’enorme labirinto, per trovare un misterioso tesoro, ma l’impresa è piuttosto lunga e laboriosa, e soprattutto non c’è un grosso stimolo a continuare ad esplorare: è molto più divertente organizzare perlustrazioni toccata e fuga, che ci consentono di guadagnare sufficiente denaro ed oggetti senza rischiare la pelle. La difficoltà infatti, esattamente come nella saga a cui si “ispira” è discretamente elevata.
Nonostante tutte queste pecche, non me la sento di bocciare totalmente Adventure Labyrinth Story, che consente comunque di passare qualche ora di relax e divertimento, ma che è certamente deludente per chi si aspettava un pochino di sostanza in più o un minimo di componente manageriale. Ma, ad onor del vero, loro il termine “Bar” dal titolo l’hanno tolto, per cui solamente un allocco avrebbe potuto supporre che il genere fosse lo stesso del prequel! In definitiva, se avete 5 euro da spendere, vi piacciono i roguelike e non vi piace particolarmente la pizza, potete considerare questo imponente investimento e dare una possibilità al titolo.




























































