Alison Rapp
ha lavorato fino a ieri come Product Marketing Specialist per Nintendo of America, occupandosi in particolare di PR e di comunicazione. Non è questo il motivo, però, per il quale è conosciuta online, bensì per la spinosa questione delle censure e degli attacchi da lei subiti.
Da mesi infatti, la Rapp ha ricevuto minacce ed insulti a causa del suo possibile intervento nelle politiche di censura di titoli come Xenoblade e Fire Emblem Fates , e molto si è parlato di queste modifiche anche sul nostro sito. Pur non essendoci alcuna certezza del suo coinvolgimento nell’adattamento di tali giochi, e lei stessa abbia negato un suo ruolo, di recente numerosi giocatori hanno scritto a Nintendo invocando a gran voce il suo licenziamento, adducendo come ragioni persino la sua inadeguata wishlist su Amazon, che includeva alcuni gadget giapponesi come cuscini con ragazze disegnate.
La situazione però appare complessa, perché Alison Rapp è stata accusata anche di difendere la pedofilia ed in generale di ritenere accettabili le relazioni con minorenni, invocando il blocco della censura dei porno/hentai a tema, provenienti dal Giappone. Questi argomenti sono stati espressi in una sua tesi di qualche anno fa (in realtà piuttosto moderata, e basata su analisi della cultura classica Giapponese), facilmente reperibile online, ma soprattutto in numerosi suoi tweet, tutti ancora presenti sul suo profilo. Nonostante le sue opinioni personali sembrino discutibili, apparentemente le critiche da lei subite si concentravano di più sul suo ruolo nella Treehouse Nintendo e, secondo Kotaku, semplicemente sul suo esprimere opinioni “femministe”, finendo coinvolta nel tanto famigerato Gamergate.

Nintendo ha comunque deciso di rilasciare una dichiarazione al riguardo, annunciando che il licenziamento è stato dovuto ad un terzo fattore: la Rapp parrebbe aver avuto un secondo lavoro nascosto (attività non conforme al contratto con la grande N) per arrotondare e pagare il suo debito studentesco. Sembra inoltre, ma non è stato confermato, che questo lavoro consistesse nel farsi fotografare nuda o seminuda con accanto videogiochi Nintendo. Senza dubbio la sua vita personale e le sue opinioni non dovrebbero essere motivo di discussione o di eventuale licenziamento, ma ricordiamo che una PR debba in genere seguire alcune linee guida dell’azienda, specialmente sui social network.
Vista la spinosa situazione, rimane il dubbio sul reale motivo del licenziamento, ma la dichiarazione di Nintendo of America elenca una motivazione più che sufficiente, da sola, a terminare ogni rapporto di lavoro. Resta aperta solamente la discussione sul come l’azienda abbia affrontato la situazione, non prendendo alcuna posizione sulla violenza verbale ricevuta da una sua dipendente riguardo ad un lavoro di adattamento e censura, nella quale non pare essere nemmeno stata coinvolta. Si discute ancora anche sul processo di assunzione del personale della Treehouse, che forse necessiterebbe maggiore cura ed attenzione, per evitare di includere persone che non sembrano rappresentare le idee che Nintendo vuole vedere associate al proprio marchio.