Uno degli studi di sviluppo indipendenti più attivi su piattaforme Nintendo è certamente Renegade Kid che ha portato su eShop una serie di titoli interessanti. La prima opera della software house texana ad approdare su una console portatile della grande N fu Dementium: The Ward, pubblicato nel 2007 su DS. Il gioco sfruttava a meraviglia il non eccelso hardware della console, e quello che ne risultò era un survival horror interessante, apprezzabile soprattutto per l’eccellente livello tecnico, anche se azzoppato da una longevità non adeguata, un sistema di salvataggio poco user friendly e il respawn esasperato dei nemici.
A distanza di nove anni dall’originale, Renegade Kid ha quindi deciso di riproporre al pubblico il titolo, provando anche a correggerne i difetti: l’operazione ha avuto successo? Tuffiamoci nell’inquietante mondo di Dementium Remastered e proviamo a uscire vivi dalle atmosfere malate dell’ospedale psichiatrico in cui si dipana la vicenda.
Il primo impatto con Dementium Remastered è buono: il lavoro di “lucidatura” operato dal team è apprezzabile e i lugubri corridoi e stanzoni per i quali ci si muove sono più inquietanti che mai, complice anche un sistema di illuminazione che ci para davanti agli occhi scorci tenebrosi che risaltano nella flebile e tremebonda luce della torcia.
Un punto di forza del titolo è certamente rappresentato dall’atmosfera in cui l’inerme protagonista si trova, suo malgrado, immerso: rumori inquietanti, macchie di sangue ovunque, stanze e corridoi in rovina e, dulcis in fundo, un discreto numero di creature orripilanti ansiose di pasteggiare a carne umana. L’ispirazione a Silent Hill è palese e, non per niente, l’idea originale del team era stata proprio quella di proporre a Konami un capitolo della sua celebre saga survival per DS.
L’ambiente di gioco è piuttosto ampio dato che l’ospedale psichiatrico Redmoore si compone di sette piani e due ali e lo spazio per muoversi non manca di certo. Come ogni buon survival horror che si rispetti, anche in Dementium Remastered all’esplorazione dell’ambiente è riservata una fetta consistente dell’esperienza di gioco. Bene dunque? Sì e no. Uno degli aspetti critici nel bilanciamento di un qualsiasi videogioco, per lo meno di tutti quelli che prevedono un ambiente da esplorare, è l’equilibrio che deve sussistere tra le dimensioni dello scenario e la sua, per così dire, densità, ovvero le cose da fare: in buona sostanza oggetti da raccogliere, enigmi da risolvere, personaggi con cui parlare e background di storia e gioco da scoprire.
In Dementium Remastered, purtroppo, tali aspetti sono fortemente in squilibrio e ciò non può di certo giovare all’interesse del giocatore che finirà con lo scemare inevitabilmente col passare del tempo. La trama, innanzitutto, è inesistente: questo è veramente un peccato perché i survival horror fanno spesso leva su una storia misteriosa e intrigante per aggiungere suspance all’esperienza. Qui invece no, ci si sveglia in un ospedale psichiatrico e si cerca di uscirne senza sapere il perché, come si è arrivati lì e cosa è successo. Gli sparuti foglietti che si recuperano in giro per lo scenario non spiegano proprio un bel nulla, lasciando alla fantasia del giocatore il compito di ricostruire un’ipotetica vicenda.
In secondo luogo il gioco non prevede nessun tipo di collezionabile, anzi, non prevede nemmeno un vero e proprio inventario, se non per alcuni oggetti come le chiavi: invece cose come i medicinali (presenti in grandi quantità) non possono essere raccolti ma solo utilizzati dove si trovano. L’esplorazione diventa così molto poco appetibile anche perché, come rimarcato prima, il mondo di gioco è troppo grande e vi troverete spesso a girare per stanze e corridoi vuoti. Considerando poi che alcuni scorci di scenario sono riciclati più e più volte, viene facile pensare che il team di sviluppo avrebbe potuto lavorare meglio sotto quest’aspetto, evitando di creare un mondo così grande senza sapere poi come riempirlo.
Quello che invece non manca sono le ributtanti creature che popolano l’incubo di Dementium Remastered. Il bestiario che vi troverete ad affrontare è di tutto rispetto e, sebbene un po’ di varietà in più avrebbe giovato, il livello di sfida anche alla difficoltà più bassa è di tutto rispetto, risultando addirittura un filino frustrante in occasione delle boss fight.
Il sistema di combattimento è infatti un po’ grezzo soprattutto per quando riguarda il corpo a corpo: mancando qualsiasi sistema di feedback dei colpi portati a segno non sempre è facile capire quando si è colpito il bersaglio e quando invece si sta fendendo l’aria, dato che i nemici non sembrano subire danno dai colpi ricevuti anche se essi sono portati a segno con successo. Con le armi da fuoco questo inconveniente è superato ma ne subentra un altro, dovuto a una precisa scelta di game design. Girando per il mondo di gioco è infatti essenziale impugnare la torcia per illuminare il proprio cammino perché, lampi a parte, la presenza di altre fonti luminose è molto scarsa. Il problema è che il protagonista può impugnare un solo oggetto alla volta, quindi nelle fasi di combattimento è necessario impugnare l’arma e posare la torcia, riducendo la visibilità solo a pochi passi e perdendo così di vista il nemico.
Se nelle intenzioni del team di sviluppo questa scelta avrebbe dovuto aggiungere tensione all’esperienza di gioco, il risultato è invece quello di creare un fastidio crescente perché, se il movimento è affidato al circle pad sinistro, la selezione delle armi/torcia è appannaggio della croce direzionale. Risultato: per cambiare oggetto impugnato è necessario, di fatto, fermarsi perché il pollice sinistro è uno solo e non può fare entrambe le cose insieme. Il gioco peraltro offre diverse configurazioni di comandi ma nessuna ovvia a questo problema in maniera soddisfacente. Il resto dell’interfaccia di gioco è invece comodo, ma non è possibile lasciare la mappa visualizzata sul touch screen inferiore: un vero peccato perché dovrete consultarla molto spesso e accedervi ogni volta, mettendo il gioco in pausa, non è molto comodo.
La longevità del titolo è discreta dato che serviranno un po’ di ore (circa 5-6) per districarvi nel labirintico ospedale, ma la rigiocabilità è pressoché nulla, a meno che non abbiate voglia di cimentarvi nell’avventura a un livello di difficoltà maggiore.
Dementium Remastered è disponibile sull’eShop del 3DS a 14,99 €: una cifra non trascurabile. Il titolo rappresenta di certo una buona opzione per chi volesse cimentarsi in un’avventura dai toni cupi e inquietanti. Non si può dire che il gioco faccia paura in senso stretto, ma ciò è più da ascrivere al fatto che il giocatore medio di oggi è alquanto smaliziato ed è difficile spaventarlo che a uno scarso mordente del prodotto sotto tale aspetto.
Questa nuova versione dell’opera dei Reneade Kid è stata sensibilmente migliorata sotto molti punti di vista rispetto l’originale, ma se avete già giocato la prima iterazione di Dementium, difficilmente troverete qualcosa che possa giustificare la spesa sopra indicata per esplorare di nuovo l’incubo. Se invece non avete mai provato il titolo e siete alla ricerca di un survival horror valido, non comunque scevro da difetti, Dementium Remastered potrebbe fare al caso vostro, considerando anche la penuria di esponenti del genere sulla console portatile di casa Nintendo.