A circa due anni dall’uscita giapponese e un anno e mezzo da quella americana, Steel Empire atterra finalmente anche sui Nintendo 3DS europei.
Shooter vecchia scuola, nato su Sega Genesis/Megadrive nel 1992 e trasportato anche su Game Boy Advance nel 2004, giunge ora al futuristico marchingegno tridimensionale di Nintendo con un secondo remake: vediamo con quali risultati.

Acceso il 3DS è subito un tripudio di vapore, bulloni e valvole: Steel Empire è infatti ambientato in un mondo steampunk, contesto che riesce a donare al genere del gioco, quello degli sparatutto aerei, un fascino assolutamente peculiare. Console tra le mani, potremo scoprire ad ogni livello un ulteriore tassello del racconto della guerra che vede opposta la nostra fazione, la Repubblica di Silverhead, a quella degli invasori dell’Impero di Motorhead (no, non quei Motörhead). Non si ritrova, di consuetudine, una fabula da seguire con concentrazione meningea negli shoot’em up, ma l’attenzione qui dedicata alla trama ottocentesca aggiunge uno spessore sottile ma ricercato alla produzione.
Dopo aver scelto la difficoltà, tocca al veivolo. Due sono le alternative offerte:
- Etopirica (ET-02R), aereo che privilegia l’agilità e la velocità di movimento
- Zappellon (P-02N), mongolfiera dalle dimensioni maggiori, decisamente più lenta ma superiore per resistenza e potenza di fuoco
Arriviamo così alla partita.
I due schermi del 3DS sono utilizzati in maniera assolutamente congeniale. Dal momento che il monitor inferiore è adibito alle sole informazioni di gioco, quello superiore offre un vero spettacolo: è interamente dedicato all’azione in corso, in un 3D efficace e povero di sbavature.
Il tutto egregiamente arricchito dalla selezione cromatica adoperata, che aiuta ad immergere nello stile steampunk.
Non convincono del tutto le ambientazioni e i nemici, armi aeree o di terra in alcuni casi dalle sembianze animali: entrambi gli aspetti risultanto in principio interessanti, ma lamentano presto una sensibile mancanza di varietà. Ad ogni modo un bel vedere per gli occhi, interrotto alle volte da un paio di difetti. Il primo emerge pilotando la Etopirica, mezzo di piccole fattezze che potrà in qualche caso confondersi fastidiosamente nello scenario durante le fasi più concitate; l’altro riguarda il touch screen, che offre sì tutti dati sulla partita ma non in maniera impeccabile, essendo le scritte piuttosto piccole, vicine tra loro, e dunque poco immediate e potenziali colpevoli di qualche colpo subito.
Il sonoro fa la sua parte tra effetti e soprattutto musiche assolutamente 16-bit, che non potranno non piacere ai gamer della quarta generazione di console ma che saranno capaci di accattivare anche tutti gli altri.
Passando al gameplay, senza troppe spiegazioni: Steel Empire è un gioco terribilmente divertente.
Va detto in maniera così diretta e spontanea, perché è il titolo stesso ad essere diretto e spontaneo, in virtù della sua natura anni ’90, che si fa sentire imperiosa. L’azione è coinvolgente, i comandi ben oliati, le sparatorie e le esplosioni soddisfacenti. What else?
Una peculiarità risiede nella doppia bocca di fuoco a nostra disposizione: dal pulsante Y scaturiranno i proiettili posteriori e da A quelli anteriori, dando così la possibilità di muoversi secondo una vera e propria danza al ritmo delle cannonate. Non solo: sparando a raffica verrano sganciate bombe verso i nemici di terra. Il tasto B è invece adibito alla bomba speciale, che oltre ad eliminare tutti i nemici e i proiettili a noi rivolti su schermo, ci renderà per qualche secondo invulnerbili: utilità tattica oltre che distruttiva.
I potenziamenti fruibili nel corso dei livelli consistono in un aumento della potenza di fuoco e nell’ausilio di due piccoli veivoli che colpiranno i bersagli insieme a noi. Tutto qui, si sarebbe senz’altro potuto avere di più.
Ogni stage ci metterà di fronte a un mini-boss verso la metà del tragitto, preambolo preparatorio al boss di fine livello.
Non manca anche qualche interessante momento di variazione sul tema, come ad esempio il fuggire dalla parte opposta alla direzione di gioco per scampare una gigantesca esplosione o l’evitare una pioggia di massi. Tutti punti che vanno a variegare il gameplay con efficacia.

Molto interessante la possibilità di rivedere i replay delle proprie partite, in modo da assistere con spirito cinematografico al flusso di fuoco e fiamme del quale siamo stati parte attiva.
Riguardo la difficoltà, è stata una scelta molto intelligente quella di limitare il numero delle vite e dei continue (numero che può essere aumentato completando la campagna a diverse modalità). Il gioco offre una sfida accattivante, sempre divertente e raramente frustrante. Tuttavia, tutti gli Ikaruga boys presenti, abituati a vedersi crescere sulla dita dolorosi calli da game over, potrebberò non sentirsi appagati dagli ostacoli proposti al giocatore. Intendiamoci, Steel Empire non è un gioco facile: ma man mano che si acquisisce destrezza con le dinamiche di gioco, nessun livello di difficoltà pare risultare impossibile, specialmente per gli esperti nel genere. A proposito di impossibile: per un qualche errore, nel menu la difficoltà estrema è chiamata Difficile e quella precedente Impossibile. Imperfezione goffa ma assolutamente trascurabile.
La principale nota dolente arriva quando si parla della longevità, ma è una nota dolente parziale, potremmo dire.
Steel Empire può risultare corto: si compone di 7 livelli, giocabili con due mezzi dalle differenti meccaniche e secondo quattro crescenti gradi di difficoltà. È presente una lista di obbiettivi, né troppo folta né particolarmente articolata. Il titolo può essere portato a termine svariate volte in una manciata di ore. Allora perché nota dolente parziale, e non totalmente penalizzante?
Perché la longevità di Steel Empire trova redenzione in un fattore che rivela tutta la originaria anima anni ’90 a 16-bit: risulta talmente naturale e spassoso sparare, schivare i colpi, sganciare bombe e sconfiggere boss, che la voglia di rigiocarlo molte altre volte non tarderà a palesarsi.
Proprio come il gaming di quegli anni, senza obbiettivi aggiuntivi se non quelli fissati dal giocatore, senza modalità online, ma solo il gamer e la cartuccia. Steel Empire è fatto per rilassarsi sull’incedere di valvole e proiettili d’acciaio, per ritagliarsi un’oasi smaliziata di gaming lontana dalle esplorazioni, dagli open world, dalle statistiche. Videogiocare nudo e crudo, old school, che si muove tra concentrazione e riflessi per un appagamento genuino.
Fosse stato maggiormente elaborato nel numero dei contenuti, sarebbe stato un must buy per chiunque.
Steel Empire rappresenta comunque un’ottima opzione d’acquisto. Se siete degli amanti degli shooter poi, andate sul sicuro.
Ci vediamo nell’Ottocento, gente.