Si, ok, l’abbiamo capito: da qualche anno a questa parte ci ritroveremo tutti a giocare sulle nostre console con i giochi salvati sugli hard disk, scaricati dallo shop Nintendo e pagati con la nostra bella carta di credito. Basta supporto fisico, basta scatole, basta mettere e togliere il disco dalla console. Il futuro è digitale.
Penso che il processo sia ormai irreversibile, i numeri lo dimostrano. La transizione delle vendite dal fisico al digitale avviene sempre più velocemente e con numeri sempre più alti. Consideriamo anche che uno degli ultimi bundle creato da Nintendo per Wii U, quello di Super Mario Maker, in Giappone era privo del disco fisico: tutto pre-installato. Anche gli utenti 3DS ormai ci hanno fatto l’abitudine: a un paio d’anni a questa parte molti dei bundle per la console portatile di Nintendo sono tutti sprovvisti di una copia fisica del gioco. Qualcuno, come il nostro Skullkid, si aspetta anche una futura NX priva di lettore ottico ed equipaggiata di un HDD da 500 GB.
La riflessione di oggi però non vuole fossilizzarsi sulla celebrazione del futuro digitale, tutt’altro: cerchiamo di ragionare sulle versioni fisiche e sulla risposta di Nintendo alle tendenze del mercato. Sebbene tutti stiano pian piano abbandonando le nostre care e amate scatole dei videogiochi, da esporre come trofei sulle nostre mensole, c’è qualcuno che quando ha deciso di portare un suo prodotto dal mercato digitale al mercato fisico l’ha fatto con una classe senza precedenti.
Yacht Club Games, a più di un anno di distanza dalla release digitale su Nintendo eShop, ha distribuito in tutto il mondo una versione fisica di Shovel Knight. All’uscita del titolo nel 2014 ero sul punto di comprarlo in versione Wii U, ma qualcosa mi ha frenato: ad oggi nell’ottava generazione di console faccio ancora una fatica immane a comprare i titoli in digitale. Non so perché, ma nonostante la comodità di comprare qualcosa su uno store online, preferisco di gran lunga avere la mia versione fisica. Voglio avere qualcosa di concreto per le mani. Non avrei nessun problema a comprare tutto in digitale se non ci fosse il supporto fisico, ma il mio percorso di videogiocatore mi porta a dare una maggiore “importanza” all’acquisto fisico piuttosto che a quello digitale. Se posso scegliere la mia scelta cade sempre sul supporto fisico. La mia malata forma mentis questa volta ha ripagato: ho atteso per un anno e mezzo Shovel Knight su disco, sono stato accontentato con una versione da capogiro.
La software house, spalleggiata da Halifax per quanto riguarda l’Italia, ha deciso di includere nel pacchetto fisico la colonna sonora del gioco (purtroppo con un codice download, non su supporto fisico), ha creato un magnifico artwork per il disco di gioco e farcito il tutto con uno spettacolare manuale a colori lungo e particolareggiato: semplicemente perfetto per essere portato in bagno durante le nostre pause di riflessione. Il prezzo ovviamente è più che raddoppiato rispetto alla versione digitale. Ma il punto è che ne vale la pena: aprire un nuovo gioco e ritrovarsi davanti a una cura così maniacale per il dettaglio non è cosa da poco.
Provate a prendere una qualsiasi custodia di un gioco di una qualsiasi software house pubblicato negli ultimi 3 anni: tristi “manuali” mono-pagina, spesso in bianco e nero che non fanno altro che rimandare al tutorial in game. Fortunatamente Nintendo almeno li rende disponibili a colori, ma è evidente il calo qualitativo dei manuali. Esempio encomiabile di proposta di una versione fisica di un titolo è The Witcher 3: Wild Hunt per Xbox One, PlayStation 4 e PC, che è semplicemente inarrivabile. Colonna sonora su disco, mappa di gioco, manuale, custodia di cartoncino per il box di plastica e cartoncino di ringraziamento per l’acquisto, tutto nella versione base del titolo.
Sembra comunque che Nintendo ultimamente abbia la tendenza a “valorizzare” le versioni fisiche dei propri titoli: quasi tutte le uscite di rilievo possono contare su una limited edition più o meno succosa. Si pensi a Project Zero, distribuito esclusivamente in limited edition, a Splatoon, che così come il venturo Twilight Princess HD, è stato proposto con un amiibo esclusivo nel primo periodo di commercializzazione. Mario Maker è stato venduto con un bellissimo artbook davvero stimolante. Tutto questo basterà a convincere i giocatori a rimanere fedeli alle copie fisiche dei propri giochi preferiti? Nintendo è davvero interessata a vendere i titoli nei negozi o sta lentamente sposando il formato digitale? È sostenibile un modello di vendita esclusivamente legato allo shop online? Forse.
A fine di questa breve e veloce disamina mi viene da chiedermi se abbia senso continuare a supportare un mercato retail che ha pochissimi valori aggiunti rispetto alla controparte digitale e non scegliere invece di comprare tutto sull’eShop, tranne i titoli accompagnati da limited edition, sperando che le politiche Nintendo relative al legame tra profili e console cambi radicalmente.