Avvertenza: l’articolo contiene spoiler generici sui titoli precedenti a Xenoblade Chronicles X
Tetsuya Takahashi e i mech. Un amore nato presto, cresciuto e poi sviluppatosi lungo tutte le sue strepitose creazioni. Il fattore robotico è sempre stato una presenza costante nelle tre saghe principali dell’autore, in modo attivo e passivo, ma sempre al centro di un mondo in cui la fantascienza si contrappone al fantasy. Xenogears, Xenosaga e Xenoblade appartengono a tre universi differenti, non sono collegati ma hanno citazioni e collegamenti che rimandano l’uno all’altro. E il lato robotico è una costante che unisce i cinque titoli (Xenosaga è una trilogia), con un ormai imminente Xenoblade X che ci permetterà di nuovo di cavalcare, volare e combattere con gigantesche creature metalliche.
Sin da bambini, pilotare un robot o esoscheletro è un sogno comune quanto vedere un dinosauro. Un dinosauro robot sarebbe il massimo.
Dicevamo, un robot, mech, esoscheletro, è un sogno comune a tutti sin dall’infanzia. Siamo cresciuti con cartoni animati giapponesi in fondo, e giganteschi titani d’acciaio sono un elemento profondamente radicato nella cultura del Sol Levante. Che si chiamino Gears (Xenogears), E.S. (Xenosaga), Mechon (Xenoblade Chronicles) oppure Skell (Xenoblade Chronicles X), la sostanza non cambia.
Ma chi è il co-fondatore di Monolith Soft.?
Nato nel 1966 a Shizuoka, incomincia a lavorare nel mondo dei videogiochi negli anni 80. L’amore per le creature robotiche emerge già in Final Fantasy VI, a lui spetta infatti il design dei Magitek che si vedono nel celebre filmato introduttivo e negli artwork. Xenogears, come detto, è il suo primo vero gioiello e la trama del titolo viene inizialmente considerata dall’allora Squaresoft come plot per lo sviluppo di Final Fantasy VII. L’idea viene abbandonata a causa della trama troppo dark e complessa del titolo, non adatta a un pubblico globale.
Nonostante alcuni problemi durante lo sviluppo del titolo che hanno portato a tagli nella trama e cambi nello stile narrativo, il successo di Xenogears è immediato e viene subito osannato dalla critica e considerato come uno dei più grandi rpg mai usciti. Purtroppo, le vendite non convincono pienamente Squaresoft e i seguiti del titolo (Xenogears è l’episodio V di un’esalogia) non vedono mai la luce. Capendo che la compagnia è principalmente orientata allo sviluppo del brand Final Fantasy, Tetsuya abbandona Squaresoft e decidono di fondare Monolith, inizialmente sotto l’ala protettrice di Namco e successivamente acquisita da Nintendo.
Ad oggi, il curriculum di Tetsuya Takahashi fa paura e ha davvero pochi eguali nel campo degli rpg giapponesi. Ha partecipato allo sviluppo di Final Fantasy IV, V, VI, VII, Secret of Mana e Secret of Mana 3, Romancing SaGa e Chrono Trigger prima di dare vita con l’aiuto di sua moglie Soraya Saga, anche lei svilluppatrice di videogiochi, alla sua personale visione di jrpg con Xenogears, Xenosaga (Episodi I-II-III) e Xenoblade non abbandonando mai il suffisso che gli ha portato tanta fortuna e celebrità, eccezion fatta per Soma Bringer per 3DS (perla mai arrivata in Occidente).
Già dalle prime fasi di gioco di Xenogears, Fei, il protagonista, è accompagnato da un mech (chiamati come già detto Gears), Weltall, che mostra una notevole somiglianza con i caratteristici tratti fisici del protagonista.
Fei è un prescelto, un’entità che ha vissuto differenti vite in passato e i suo ricordi emergono avanzando nel gioco. La trama di Xenogears si svolge lungo diversi millenni e copre generazioni di umani e creature divine. Weltall, come fei, è un predestinato. Durante le quasi 100 ore di gioco, quasi tutti i Gears pilotati dai protagonisti avranno un power-up grazie alla potenza sprigionata da antiche reliquie. Quasi tutti, tranne Seibzehn (il Gear di Maria), Crescens (il Gear di Emeralda, la misteriosa “figlia” di Fei ed Elly) e Weltall. Se nei primi due l’assenza del power-up è dovuto a tagli operati durante lo sviluppo, Weltall diventerà sempre più forte man mano che i ricordi di Fei si risvegliano e man mano che prende confidenza con il suo potere. Dopo che Fei avrà dominato la sua parte malvagia, Id, e dopo essere entrato in contatto con la Wave Existence, una forza divina appartenente ad un’altra dimensione, Weltall diventerà Xenogears, il mech che dà il titolo al gioco, dotato di caratteristiche uniche e la cui forza è nettamente superiore a qualsiasi altro presente nel gioco.
La “personificazione” è un elemento chiave e onnipresente nei titoli robotici diretti da Takahashi. I mech riprendono sempre le fattezze del pilota, che si tratti dell’aspetto esteriore, del colore caratteristico, dello stile di combattimento o delle armi che utilizza. Lo seguono nell’evoluzione e nella crescita, cambiando anche loro forma, come accade in Xenogears e in Xenosaga e in misura minore anche in Xenoblade, dove alcuni mech vengono potenziati nel corso del gioco.
Un esempio lampante è Fiora, protagonista di Xenoblade. Dopo la sua “rinascita” nel gioco, lei stessa, quasi interamente un mechon fisicamente, è accompagnata da un mechon chiamato Nemesis che altro non è se la sua “estensione” robotica. Lo stesso vale per Egil, Gadot o Mumchar, tutti in possesso di un mechon che ne ricalca le esatte caratteristiche fisiche e di combattimento. I mechon “personificati” sono ovviamente diversi da quelli standard, così come lo erano i Gears e gli E’S.
Senza dimenticare che gli abitanti stessi di Mechonis sono creature meccaniche vive, con fattezze umane, e il design che li caratterizza si può notare anche nelle armature che si trovano nel gioco, specialmente quelle di derivazione High-Entia (la razza a cui appartiene Melia).
Il primo vero androide creato da Takahashi e dai Monolith Soft., probabilmente “antenato” dei Mechon, di Fiora e degli abitanti di Mechonis è KOS-MOS, protagonista di Xenosaga. Anche nel suo caso, il suo veicolo robotico, un E.S. chiamato Dinah che debutta nel secondo episodio della trilogia, evolve con lei nell’aspetto, nella forza e nella caratterizzazione.
In tutto e per tutto robotica, KOS-MOS si distingue per la capacità di ragionare per probabilità e logica, simulando solo il comportamento umano. La maggior parte delle parti di cui è composta sono sconosciute ai suoi stessi creatori e i poteri di cui dispone sono praticamente illimitati, rendendola un’unità elitaria.
In Xenoblade X, il protagonista principale è per la prima volta customizzabile e così sembrano esserlo gli Skell. In questo caso, data la libertà di scelta lasciata al giocatore, la personalizzazione potrebbe risultare addirittura superiore, essendoci un gran numero di pezzi con cui modificare il gigantesco robot. Non è comunque da escludere che gli Skell degli altri personaggi centrali del gioco, come già visto per quel che riguarda i villain, siano già caratterizzati in maniera unica e identificativa.
Per bilanciare la presenza di giganteschi mech, è necessario che vi siano mostri o nemici altrettanto giganteschi. Ne sono nati quindi mondi o battaglie con boss studiati verticalmente e con una potenza di danno decisamente maggiore rispetto a quella dei nemici privi “di terra”. Se da una parte questo ha dato vita spesso a battaglie memorabili nel corso delle varie saghe, dall’altro lato ha rappresentato sempre un punto di non ritorno nell’esplorazione e nella struttura narrativa. Combattere senza un mech o farne a meno nello spostamento dove consentito è semplicemente impensabile una volta saliti al suo interno. Una costante è la presenza del carburante, che ne limita il raggio d’azione, ma non è mai stato un vero e proprio limite, essendo facilmente aggirabile.
Xenoblade Chronicles X presenta un mondo cinque volte più grande rispetto a Xenoblade proprio per la presenza degli Skell.
Gears ed E’S sono presenti sin dall’inizio della mitologia narrata in Xenogears/Xenosaga (l’universo di Gears e quello dei tre Saga condividono molti elementi in comune, come purtroppo anche l’essere episodi di saghe mai completate) e lo stesso avviene anche in Xenoblade, dove Mechonis è una divinità.
Visti come il perno attorno a cui roteano le guerre e il destino del mondo, la loro figura superiore e divina è contrastata solamente da Shulk e dalla sua Monado, spada comunque di origine divina ma brandita da un umano, il primo ad ergersi contro le enormi creature meccaniche.
Il percorso artistico e creativo di Takahashi è ammirabile nei bellissimi artbook tratti dai suoi titoli, da cui sono prese quasi tutte le immagini prsenti in galleria. Ogni mech ha caratteristiche uniche, mai banali e quasi mai già viste altrove. Caratterizzati da una narrazione superba, da colpi di scena e uno stile visivo sempre di altissimo livello, i titoli da lui diretti hanno sofferto di difetti imputabili la maggior parte delle volte a problemi di budget durante le fasi di sviluppo, imponendosi comunque nel panorama dei jrpg moderni.
A due settimane dall’uscita di Xenoblade Chronicles X, siamo in trepidante attesa di salire su uno Skell per volare di nuovo e per combattere, questa volta in compagnia di amici. Tutti, su un imponente mech.