Xenoblade Chronicles X
è come un colpo di fulmine di quelli potenti, come quella ragazza che ti appare davanti, che non ti aspetti, e che ti lascia inebetito e con la bocca aperta – tanto che chi ti sta attorno ti deve avvisare della cosa per aiutarti a non fare una pessima figura.
Praticamente è quello che è successo durante la prova stampa che Nintendo ha organizzato oggi per mostrate in anteprima l’attesissimo titolo Monolith Soft., nel momento in cui lo Skell si è levato da terra librandosi in volo.
WOAH QUANTO MI STAVO SBRACCIANDO!
Questa nuova opera di Tetsuya Takahashi ci trasporta nel nostro universo, ma in un futuro lontano in cui la razza umana è diventata orfana del proprio pianeta, finito del fuoco incrociato di due razze aliene, e si ritrova a vagare nello spazio alla ricerca di una nuova casa.
Come dei novelli profughi, i sopravvissuti arrivano sul pianeta Mira con la loro astronave, il cui cuore diventerà Nuova Los Angeles, capitale della rinascita della razza umana.
La premessa è necessaria per parlare di un gioco che fa della scoperta di territori inesplorati il suo cardine, quasi più (cosa atipica per un JRPG) della trama e dei personaggi. Ok ok, non scappate o voi che siete fan dell’originale, perché quello che è in serbo per voi non è certo un piatto privo di gusto, anzi.
La sensazione di trovarsi in un mondo solido, concreto e ricco di attrattiva è lampante nel momento in cui ci si trova a camminare per la mappa del continente centrale. Laghi e promontori accolgono il giocatore, che però si confronta presto con i limiti delle proprie capacità quando alza lo sguardo e nota imponenti altipiani assolutamente irraggiungibili con mezzi tradizionali.
L’esplorazione è dunque, almeno inizialmente, limitata ad una scala decisamente ridotta, che però è proporzionale alle abilità del giocatore – e ovviamente alle necessità della trama. Sfidare piccoli mostri in ambienti comuni è tradizione degli incipit nel gioco di ruolo giapponese, ma se nel farlo si scorge poco sopra di noi stralci di un futuro a noi molto prossimo è inevitabile provare una sensazione di entusiasmo e una voglia di progredire che pochi altri titoli possono vantare.
Mi raccomando però, attenzione ai mob di grossa taglia… quelli si trovano ben presto e sono prontissimi a fare polpette della nostra squadra.
Con l’avanzare nel gioco si ottiene l’accesso agli Skell, i robottoni che hanno furoreggiato fin dal primo trailer, emozionando per la sensazione di libertà che forniscono.
Nel costante equilibrio tra fedeltà ai dogmi dei JRPG e l’innovazione, gli Skell giocano il ruolo fondamentale di estendere, gradualmente, le capacità di movimento del giocatore, consegnandogli infine il dono del volo… cosa che, gioco alla mano, trasmette una grande euforia e cambia totalmente il modo in cui guardiamo la mappa, grazie all’inserimento della verticalità: lo sfruttamento della nuova dimensione ci porta ad affrontare aree di gioco già vissute come fossero nuove e con un l’occhio attento di chi non vuole perdersi nulla.
ll sistema di esplorazione e di individuazione dei contenuti è poi cucito su misura per i completisti compulsivi: l’individuazione e l’attivazione di sonde presenti nella mappa “svela” cosa è possibile fare in sei aree adiacenti (la mappa è divisa in celle esagonali) ed è lecito pensare che alcuni di questi obiettivi siano legati alla capacità motoria del giocatore.
Quanto può essere motivante vedere un punto irraggiungibile sapendo che ci aspetta un mostro raro o un tesoro?
I differenti continenti risaltano per cura e creatività: non siamo nelle terre delle generazioni procedurali e si vede – in positivo. Preparate dei tappetini morbidi che possano accogliere adeguatamente le vostre mascelle, destinate a cadere a ripetizione: la cosa più entusiasmante in tutto questo è notare come cambi la prospettiva di un mondo visto dal basso della propria umanità che poi viene sorvolato a bordo di un robot in grado di volare.
Unico neo il pop-in di alcuni elementi del fondale e dei mostri, invero graduale e morbido, ma a conti fatti straniante a volte, soprattutto quando ad apparire sono grosse strutture organiche che non potevano in alcun modo essere invisibili in precedenza.
Compromessi di un motore grafico per il resto eccezionale, che non si perde MAI in caricamenti se non durante un teletrasporto (che ovviamente interferisce nel sistema di streaming del trasferimento dati) e che sorprende negli effetti atmosferici. La meraviglia dell’aurora è difficile da esprimere a parole… senza contare che gli eventi atmosferici come pioggia o la tempesta di sabbia influiscono attivamente sui combattimenti generando buff, aumentando debolezze o riducendo la precisione con certe armi.
Xenoblade Chronicles X si presenta come l’avventura definitiva per gli amanti del single player che vogliono investire centinaia di ore di gioco, ma ha in serbo sorprese anche per chi ama il multiplayer: all’avvio si entra a far parte di una Blade Squad composta da 32 giocatori (si può scegliere se entrare in un gruppo random di giocatori che prediligono il single player, il multiplayer o che prenda prima compagni dalla propria lista amici) con cui condividere risorse, affrontare obiettivi comuni e missioni speciali in gruppi di quattro giocatori.
Non è possibile seguire gli eventi della trama con i propri amici ma le missioni co-op esclusive per il multi, i global nemesis (super nemici la cui barra dei danni è condivisa tra tutti i giocatori) e la possibilità di utilizzare come elementi del party i protagonisti creati dagli altri membri della squad sono elementi in grado di rinfrescare l’esperienza di gioco dopo lunghe sequenze di gioco in solitaria.
Nota in calce per chiudere in bellezza: i compagni che possono entrare in squadra sono numerosi (non diciamo il numero preciso per non incorrere in spoiler) e alcuni di questi, che in Giappone erano vincolati all’acquisto tramite DLC, sono compresi nella versione venduta al lancio.
Considerato che siamo solo all’inizio, io credo si tratti di amore vero…