La serie di Harvest Moon viene normalmente sviluppata da Marvelous Entertainment e distribuita in Nord America da Natsume, che ne detiene i diritti per quella regione.
Harvest Moon: The Lost Valley è invece realizzato da Tabot inc per Natsume stessa, che ha pensato di sfruttare il marchio per creare il proprio personale simulatore di farming. Purtroppo.
Che qualcosa non quadrasse nel gioco era intuibile già da diversi fattori: l’assenza del progetto di distribuirlo in Giappone, i primi video all’E3 2014, piuttosto scarni e spogli, e soprattutto la quasi totale mancanza di pubblicità relativa al titolo.
Negli USA è stato rilasciato con un bonus preorder di teneri animaletti di peluche (vi ricorda qualcosa? A me sì, è esattamente lo stesso metodo che Natsume utilizzò per il lancio di Hometown Story, che ho avuto la sfortuna di recensire l’anno passato), ma da noi è praticamente sconosciuto.
Gli Harvest Moon hanno una propria nicchia di fan appassionati, ma di Lost Valley quasi non si parla, è colui-che-non-deve-essere-nominato, è un buco nero nella galassia di videogiochi.
Ci sarà un motivo.
Il motivo è effettivamente che questo titolo è un gigantesco errore, un’offesa alla saga intera e, soprattutto, è molto lontano dall’essere divertente, elemento fondamentale con il quale si può giudicare un videogame.
È difficile persino elencare le critiche a The Lost Valley, per quanto numerose sono: si può forse iniziare con la totale assenza di effetto 3D in un gioco pensato per 3DS e con 3D nel titolo in America, passando per una grafica poco curata e spoglia, arrivando a musiche ripetitive e alla quasi totale assenza di interazioni con i NPC.
Negli Harvest Moon classici c’è un villaggio, ci sono personaggi con cui legare e parlare: qui il protagonista – peraltro per nulla personalizzabile- vive isolato su una montagna scoscesa, e i negozianti stessi vengono a fargli visita per permettere di acquistare le merci.
Quindi i negozianti decidono liberamente di aprire uno spaccio su un monte in mezzo al nulla, che ospita un solo abitante: noi. Molto ragionevole.
Il legame con i NPC si sviluppa unicamente compiendo missioni per loro, e anche il gioco prosegue per quest, ma è lungo e noioso, e per tantissimi giorni di fila vi troverete solamente a controllare il raccolto o a raccogliere un singolo broccolo, per poi tornare a dormire alle 11 di mattina.
Andando avanti si sbloccano effettivamente altre possibilità, e soprattutto torna la primavera, visto che per le ore iniziali di gioco nevicherà di continuo, rendendo il tutto ancora più buio e triste.
Ma non vale minimamente la pena di andare avanti, e giocare anche solo un’ora è davvero penoso.
Ciò che all’inizio appare come una sorta di tutorial è in realtà l’intera modalità di gioco, e ciò che sembra l’area iniziale è in realtà tutto lo spazio visitabile in The Lost Valley: una schermata per casa vostra e una per la fattoria. Due schermate. Potete andare qua e là all’infinito, per passare il tempo.
Non c’è davvero nessun, nessun, nessunissimo motivo valido per acquistare e giocare questo titolo.
L’unica nota di merito va al sistema di controllo degli strumenti, che è davvero molto più rapido ed intuitivo dei vecchi titoli, ma inserito in un videogioco di tale fattura, non fa altro che renderci più seccati ed indispettiti.
Anche la possibilità di modificare il terreno, elevandolo o creando buche, non è di per sé malaccio, ma è scomoda da usare e sfido chiunque a trovare divertente modificare tutta la valle per creare il proprio paradiso personale. È noioso, e francamente poco conta se poi la diversa altitudine permetterà di crescere diverse specie di fiori. Noioso resta.
La trama con elementi magici e fantasy può avere anche il suo perché, ma – indovinate un po’ – non è rilevante, perché tutto il resto è davvero troppo carente.
Se vi va di giocare un Harvest Moon, datevi al retrogaming.
Altrimenti aspettiamo insieme fiduciosi il prossimo titolo per Wii U, che speriamo arrivi presto a sostituire questo scempio.