Un giorno prima di San Valentino Polygon ha pubblicato un per-nulla romantico articolo intitolato Analista [afferma]: il CEO di Zynga se ne deve andare. Senza scendere nei dettagli l’analista in questione auspica un cambio di rotta in Zynga, l’azienda dietro Farmville per citarne uno. Don Mattrick, CEO di Zynga, sempre secondo il suddetto analista, è colpevole di lungimiranza al discapito degli investitori. Potrebbero mungere molto di più i loro brand di successo e generare introiti notevoli nel breve tempo anziché guardare al futuro generando nuove ip, stipulando nuove acquisizioni, ponderando mosse sul mercato azionario.
Finita la lettura dell’articolo ho subito pensato che conosco un’altra azienda per il quale potrebbe valere lo stesso discorso: Nintendo! Anche per Nintendo, come per Zynga, il momento in borsa non è dei migliori e anche Iwata, come Don Mattrick, è messo in discussione dagli azionisti.

La domanda che vi pongo quindi è: siamo azionisti o videogiocatori? Lasciando da parte (per il momento) il discorso TP, quanto fatto da Nintendo sotto la guida Iwata, da Nintendo DS a Nintendo Wii U, da Zelda Twilight Princess a Super Smash Bros per Wii U e 3DS vi ha deluso? Non sono domande retoriche, mi interessa davvero il parere dell’utenza. Intanto vi propongo il mio.
Sarei favorevole a un cambio di vertici nella direzione Nintendo se Iwata si fosse rimbambito e a parer mio non lo è. Prima di spiegarvi perché ho bisogno di ripassare un po’ di storia.
Torniamo indietro nel tempo, quando Satoru Iwata è diventato ufficialmente il quarto presidente di Nintendo nel Maggio del 2002 e lo scenario “politico” dei videogiochi vedeva, per la seconda volta, Sony come dominatrice indiscussa del mercato con la sua Playstation2. Nintendo64 e Gamecube sono state le ultime creazioni ispirate da una voglia di egemonia a tutti i costi e senza compromessi, soprattutto la seconda.

Il Gamecube era potente, aveva notevoli giochi first e second party, già nella finestra di lancio, accordi third Party per giochi in esclusiva con game designer quotatissimi come Shinji Mikami e Suda51. Un gioiellino di design in un case silenziosissimo che non riscaldava mai, caricamenti quasi inesistenti e pad wireless in anticipo di una generazione nei confronti della concorrenza.
Cosa succede a una macchina quando pigi troppo sull’acceleratore? Esatto, consumi più benzina.
E per la seconda volta nella storia, Nintendo era a secco. Chi avrebbe puntato sul cavallo agonizzante di Nintendo, con l’ombra della potentissima PSP sul mercato portatile, unico settore in cui Nintendo sembrava non avere rivali? Nessuno. Nessun analista prospettava tempi migliori per Nintendo e da circa vent’anni Nintendo is DOOMED! Vorrai mica che Soldatino, con il NintendoDS e il Nintendo Wii vinca la corsa? La gente dimentica facilmente. Ma io ricordo benissimo il flame indiscriminato alle prime immagini di Nintendogs e di Brain Training sui forum ludici. Ricordo i facepalm davanti ai diversamente videogiocatori che giocavano al bowling e alla bilancia di Wii Fit e quello che mi chiedo ancora oggi è che fine avrebbe fatto Nintendo con un CEO meno fantasioso.

Le mosse di Satoru viste oggi sono geniali, allora erano un rischio enorme per gli investitori, ripagate pienamente. Alcuni rischi sono stati più calcolati di altri ovviamente. Il Wii ad esempio aveva dei costi di produzione che potevano arginare il problema delle scarse vendite. Stessa misura di sicurezza per il Nintendo DS, uscito dapprima con dei materiali meno onerosi, sia per quanto riguarda gli schermi che le plastiche adottate in generale. Inoltre il grosso brand di Nintendo per quanto riguarda il settore portatile era GameBoy, un nome volutamente non adottato per il nuovo portatile, a cui tornare in caso di clamoroso fiasco. Oggi è difficile poter pensare di rinunciare al nome NintendoDS, così come è stato difficile rinunciare al nome Wii per il successore, tanto è stato vertiginoso il successo di queste console. Questi tasti di espulsione di emergenza sono sintomatici dell’arguzia di Iwata, un uomo capace non solo di vedere la luce oltre l’orizzonte, ma anche vie di fuga nel caso lo scenario muti in maniera sfavorevole.
Con questo non dico che non siano stati commessi degli errori. Lo stesso nome “Wii U” è stato un errore. Il prezzo di lancio del Nintendo3DS è stato un errore. E ne elencherei altri. Eppure mi risulta difficile pensare che un nuovo eventuale CEO preferisca lasciare il tempo che serve agli sviluppatori per darci il nuovo Zelda Wii U che meritiamo piuttosto che affrettare l’uscita a tutti i costi per risollevare le vendite della home console, come successo con Wind Waker. Mi viene difficile pensare che senza Iwata giochi originali come Rhythm Tengoku o il prossimo Splatoon sarebbero stati approvati ugualmente. Mi sembra invece palese che Mr. Satoru Iwata abbia sì cercato il successo monetario che Nintendo merita ma che non lo abbia fatto a discapito non solo di noi giocatori, ma del futuro di Nintendo stessa. In fondo un Super Mario 3D World multipiatta significherebbe un guadagno facile nell’immediato. Ma lo sviluppo multipiattaforma, che gli investitori auspicano, non sarebbe un tradimento, un’arma a doppio taglio? Non sarebbe lacerare l’eredità e l’essenza stessa di Nintendo, come avvenuto per altre software house? Se c’è una cosa che il presidentone ha reso manifesto nell’ultimo decennio ludico è che Nintendo va per la sua strada, rispettando una tradizione che sicuramente la limita ma che dall’altro lato la rende unica e capace di proporre un’offerta non solo differente, ma anche indiscutibilmente valida.

Quale altra azienda avrebbe impiegato così tanto tempo per darci lo Smash Bros. perfetto? Non sarebbe convenuto piuttosto, a livello strettamente economico, far uscire Smash Bros con un anno di anticipo e metà dei contenuti? Nintendo, nel momento in cui decide di dedicarsi al prossimo Mario 3D invece di sfornare DLC aggiuntivi per Super Mario 3D World, tiene in considerazione solo gli introiti o anche la qualità dei propri prodotti? Diamine, perfino Capitan Toad poteva uscire sotto forma di contenuti aggiuntivi scaricabili e invece no! Abbiamo un gioco curato, con nuove idee di design e per il quale hanno impiegato risorse che avrebbero potuto destinare a costumi alternativi per i personaggi di Smash, ovviamente a pagamento come Capcom insegna.
Secondo quest’ottica di chi fa da sé fa per tre, ho ben poche speranze che certe ridondanze non si presentino più nel futuro (account legati alla console, infrastruttura online insufficiente, supporto TP scarso eccetera) . Lo considero però il prezzo da pagare perché Nintendo resti Nintendo, delizia ludica al 100%, soprattutto in questo periodo storico dove possedere due console + PC non è fantascienza come negli anni ’90. Se le TP hanno paura di non vendere su una macchina dove i First e Second Party sono di qualità così alta allora forse fanno bene a pubblicare altrove, forse sono i giocatori che, secondo le proprie esigenze e gusti, differenti da persona a persona, dovrebbero cambiare mentalità, lasciare che la console war diventi un fantasma dell’era 16 e 32 bit, e scegliere oculatamente. Tenete sempre presente però, che il mercato attuale è quello che ha visto trionfare in questa gen una PS4 senza giochi per due anni consecutivi, mentre il possessore di Wii U aveva al lancio un Mario 2D con la media dell’84% e uno Zombie U che al netto di tutti i suoi orrori grafici è tutt’ora l’ultimo vero survival horror per console.

Il recente accordo con DeNA allora assume una valenza particolare: quella di generare introiti a breve distanza e costanti. Sebbene nessuna delle due società si sia sbilanciata nell’approfondire i termini dell’accordo appare evidente come questa mossa su un mercato laterale per Nintendo, le permetterà di continuare a garantire alla fanbase quella qualità che la distingue nei settori principali, ossia giochi e hardware per home console e handheld. Iwata insomma ha una visione proiettata nel futuro nella sua doppia identità: quella di game developer che sa che concedere tempo e fondi ai team di sviluppo alla fine ripaga in qualità e quindi in consolidamento della fanbase, e quella di CEO, che cerca di immettere sul mercato prodotti innovativi come il telecomando Wii, il touch e il doppio schermo del DS e il gamepad del Wii U (o addirittura nuovi settori commerciali: prima del Wii la parola casual era appannaggio del settore abbigliamento), consapevole che essendo prodotti unici il cliente ha la sola scelta di Nintendo se vuole quel determinato tipo di offerta.
Quindi vi ripropongo la domanda di apertura: siamo azionisti o videogiocatori? Forse avrebbe più senso porre questa domanda a Iwata. Come per magia, ha risposto a questo quesito già dieci anni fa, durante la Game Developer’s Conference 2005.
“On my business card, I am a corporate president. In my mind, I am a game developer. But in my heart, I am a gamer.”
