Teslagrad appartiene alla schiera dei MetroidVania. Come si fa a raccontare qualcosa di nuovo, o di diverso, in un panorama le cui stelle più illustri, Metroid e Castlevania appunto, danno titolo alla categoria? Lo si fa senza bisogno di parole. Teslagrad narra la storia di un re che, dopo aver sfruttato i poteri dei teslamancer per il bene del regno, inizia lo sterminio indiscriminato di questi, in tempi di pace. L’ultimo teslamancer è un bambino che, scampato al genocidio, si introduce nella Tesla Tower per scoprire il proprio passato e ,con questi, quello della sua città e dell’intero reame.
La storia viene narrata per immagini su pergamene da raccogliere (quindici per accedere al primo finale, trentasei per il finale esteso) o, una volta entrati in determinate stanze, tramite scenette di un teatrino di carta. Non ci si perde in fronzoli, dopo la schermata iniziale non ci sono filmati o tutorial: semplicemente si gioca e la trama viene tessuta addosso e intorno al giocatore. Nonostante questo, non si viene lasciati all’oscuro nel momento in cui il protagonista migliora il proprio equipaggiamento, le poche cose da spiegare verranno esplicate efficacemente, sempre per immagini.
Tramite l’utilizzo degli oggetti il protagonista assume nuovi poteri, tutti basati sul principio di magnetismo e polarità positiva o negativa, blu o rossa. I puzzle non si discostano dalla coerenza di attrazione dei poli opposti e l’utilizzo della fisica li governa decidendo la conseguente transizione verso una nuova area o accaparramento di pergamene, rappresentate da lampade. I controlli sono comodi, con l’eccezione di un, non troppo incisivo ma da segnalare, effetto scivolo sui salti, mitigato dalla presa automatica della piattaforma immediatamente più vicina, fattore che in certi frangenti aiuta, in altri scatena il turpiloquio se la piattaforma su cui atterrare non è quella afferrata.
Novità della versione Wii U sono l’ormai immancabile off-tv, la visualizzazione delle pergamente raccolte e la mappa su schermo, forse il fattore più deludente della produzione. La tutt’altro che chiara leggibilità della presenza dell’ultimo Teslamancer sulla mappa e l’impossibilità di effettuare uno zoom la rendono quasi superflua, proprio in un genere di gioco dove questa feature aiuta moltissimo. Fortunatamente ogni stanza ha un proprio disegno che aiuterà la vostra memoria, ma anche così mi viene da chiedere se l’assenza di scrolling sulla mappa sia una scelta di design o meno, e se lo fosse me ne chiederei il motivo.
Il tasso di sfida è sempre graduale e la risoluzione di enigmi sempre soddisfacente. Non vi pentirete mai di aver sprecato tempo per superare quell’ostacolo in più, perché il sudore mentale verrà ricompensato adeguatamente. Basterebbe questo per considerare Teslagrad un’esperienza riuscita, appagante e onesta. Fortunatamente gli sviluppatori del piccolo team indie norvegese Rain Games (Peter Wingaard, Fredrik Ludvigsen, Magnus Holm, Eirik Lund, Ole Ivar Rudi, Petter Amland, Marte Haugsbo) hanno lavorato di fino, proponendoci sfondi splendidamente disegnati a mano con dovizia di dettagli e animazioni superbe che non avrebbero nulla da invidiare da un film d’animazione. Lascia senza fiato il lavoro. Il lavoro affrontato in numeri, numeri di ore spese, numeri di disegni, meticolosamente a mano, per curare anche il più insignificante dettaglio.
Il character design ci parla con colori e personaggi che sembrano prelevati di forza da un pop-up di Robert Sabuda, calati in un miscuglio europeo di fantasy/steampunk, con particolare attenzione per quest’ultimo. I nemici e i boss, disegnati e programmati da Aslak Helgensen e Thomas Tyssøy, vanno affrontati fedelmente alla tradizione MetroidVania, ovvero bisogna usare un metodo che premia sia la scelta del tempo che i riflessi. In queste fasi si nota maggiormente lo splendido lavoro musicale di Jorn Lavoll, Linn Katrin Taklo, Ingeborg Ekeland, Martin Kvale e Bjarte Sebastian Hansen, con melodie che cesellano l’azione e sublimano le atmosfere. Teslagrad si prende sul serio, mostrando una novella dai toni fiabeschi ma oscuri, a metà percorso tra tra il disincanto della natura e il fetore di olio e ferraglia. E lo prenderete sul serio anche voi giocatori incalliti, che non vedrete l’ora di spremere meningi e polpastrelli, godendo di uno dei prodotti migliori della scena indie Wii U del 2014.