Master Reboot – Recensione

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Genere: Horror/Avventura/Azione/Indie
Multiplayer: –
Lingua/e: Inglese, Scozzese

L’uomo è affascinato, in una forma quasi primordiale, ancestrale, dalla morte. Essa intimorisce le persone, le rende deboli ed uguali, annullando le differenze esistenti durante la vita di tutti i giorni, ma al contempo le attira, quasi in maniera morbosa.

Con l’avvento delle nuove tecnologie e l’uso sempre più massiccio dei Social Network, molti individui si creano una seconda vita, parallela alla prima ma esclusivamente digitale. Si riversano su internet pensieri, stati d’animo, emozioni, avvenimenti importanti. Il nostro stesso essere viene digitalizzato, inglobato ed irretito da una rete da cui è quasi impossibile uscire.

Ma allora, perché non trasformare direttamente la nostra intera anima in una serie di numeri 0 e 1, in un mero codice binario, copiarla in un server e “vivere” al suo interno?

Questo è il futuro distopico immaginato dai ragazzi di Wales Interactive con lo splendido titolo Master Reboot.

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“C’è vita dopo la morte?”
Questo è l’interrogativo a cui l’uomo cerca (e sempre cercherà) una risposta, ma gli sviluppatori di questo titolo hanno le idee ben chiare. Si, esiste, grazie al Soul Cloud! Esso non è altro che un servizio in grado di memorizzare, archiviare ed elaborare dati, anzi, per meglio dire, ricordi. Chiunque voglia, infatti, può riversare tutti i propri ricordi, tutta la propria vita, all’interno di questo database in maniera da riviverli sempre una volta deceduto il corpo fisico.  Oltre che da se stessi, i ricordi possono anche essere vissuti anche da altre persone come familiari o amici.

Una volta “collegati al servizio” siamo catapultati direttamente in gioco e lo scenario di fronte a noi si presenta come un misto tra il surreale, il grottesco e l’inquietante. Ci ritroviamo quindi a vagare tra i ricordi di una persona e ben presto, purtroppo, ci accorgiamo anche di non essere soli. Facciamo ben presto la conoscenza dell’antivirus Seren.exe, il cui unico scopo è quello di eliminarci anche se, fino alla fine, non ci sarà ben chiaro il motivo.

Durante tutta l’esperienza sono assolutamente assenti i tutorial, se non quelli base che spiegano semplicemente con quali tasti saltare, abbassarsi e interagire con lo scenario, e sono anche assenti video introduttivi o esplicativi della situazione. I comandi touch del Gamepad risulteranno totalmente assenti. Tutta quanta l’azione sarà incentrata sui tasti fisici e il Gamepad risulterà utile solamente in caso vogliate giocare senza utilizzare la TV.  Non potete nemmeno realizzare degli screenshot mentre ripercorrete i ricordi in quanto, una volta premuto il tasto Home, lo schermo diventerà improvvisamente nero e non vi permetterà di salvare l’immagine. Il nostro compito è giocare ed esplorare tutto quanto lo scenario, sta a noi capire cosa fare e come andare avanti: un approccio che contraddistingue tutta la durata del esperienza di gioco.

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Le azioni da fare non sono troppo complicate. Ogni ricordo, fondamentalmente, richiederà la risoluzione di alcuni enigmi semplici ma al contempo molto diversi tra di loro, come suonare un pianoforte realizzando una determinata melodia, trovare degli oggetti, disporre delle cose secondo una sequenza logica. Saranno addirittura presenti delle fasi stealth e shooting – realizzate in maniera molto grezza e semplice – ma non sono mai fornite indicazioni di alcun tipo e anche l’azione più semplice potrebbe diventare complessa o addirittura un vero e proprio scoglio, ma basterà un pizzico di pazienza e di esplorazione per poterne uscire rapidamente.

ne vorrete uscire molto velocemente , in quanto il senso di disagio, di spaesamento e, a volte, di terrore, è presente in ogni singolo scenario. I ricordi sono suddivisi in varie stanze: ricordi d’infanzia, stradali, quelli ambientati in un parco, su una spiaggia, in un circo, ma tutti hanno un elemento in comune, la paura.

Il gioco fa uso di un solidissimo impianto sonoro, con musiche ed effetti ambientali di alto livello, e soprattutto di uno stile grafico ricercato, grottesco e inquietante. Questi due elementi, insieme, ricreano delle ambientazioni variegate. Si passa infatti da foreste oniriche e quasi rilassanti ad altri scenari via via sempre più cupi, distorti e soprattutto, molto tristi, legati tutti da un filo conduttore rappresentato da alcune paperelle blu. Queste, una volta raccolte, ci forniscono informazioni sul ricordo nel quale siamo aiutandoci a capire sempre meglio la storia, la vita che stiamo vivendo.
Ognuno di questi ambienti rimane impresso nella mente del giocatore per alcuni particolari, piccoli dettagli che compongono pian piano il quadro generale dell’opera.

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Il gioco, però, non sfocia mai nel vero e proprio horror. Badate bene, i balzi dalla sedia li farete (maledetto ospedale, a momenti mi volava il Gamepad fuori dalla finestra!) ma durante tutta la vostra avventura sarete attraversati da un perenne senso di paura, di inquietudine. Ci penserete dieci volte prima di girare l’angolo per il timore di incontrare gli spaventosi occhi viola di Seren.exe, rappresentata come una bambina indemoniata.

Non mancano, purtroppo, i lati negativi. Il gioco è originariamente sviluppato per PC ed è ottimizzato molto male per la console di casa Nintendo. Sono frequenti infatti i cali di frame rate, che dai 60 su PC passano ai 30 (quando va bene) per Wii U, e non mancano nemmeno i freeze, che un paio di volte mi hanno costretto al riavvio della console. Per fortuna il titolo dispone di un sistema di checkpoint frequenti e non perderete praticamente niente della vostra avventura se dovesse capitare una cosa del genere.

Altra nota dolente è la durata del titolo. Esso può essere finito tranquillamente in un paio d’ore di gioco e non prevede alcun tipo di rigiocabilità. Una volta ottenuto il salvataggio del checkpoint finale ricominciate da li e siete costretti ad iniziare una nuova avventura. Questi due elementi finali, forse, non giustificano molto il prezzo al quale è proposto il gioco, che si assesta sui 12 euro, ma io sento comunque di consigliarlo.

Lo consiglio perché è un’avventura breve ma estremamente intensa.
Lo consiglio
perché fornisce degli spunti di riflessione vari, importanti, su quello che è l’uso del nostro io digitale e la sua supremazia, spesso, sul nostro io reale.

Lo consiglio perché è un esperimento coraggioso e perché i ragazzi di Wales Interactive hanno osato molto realizzando questo titolo e la storia che vi troverete dentro, bella, intensa, dal doppio finale e soprattutto commovente, difficilmente la potrete trovare su altri lidi videoludici.

8

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