SpeSkullations #5 – L’idea, il gioco e la teca

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Con lo scorrere degli anni il medium videoludico è cresciuto, maturato, si è espanso, si è corrotto, evoluto, migliorato, peggiorato,  si è venduto, si è svenduto, è diventato cultura riconosciuta non solo da chi l’ha sempre promossa con i giusti meriti, dunque non esclusivamente commerciali.

Uno dei passi per l’affermazione storico-culturale-sociale di un medium interattivo e aggregante come i videogiochi è sicuramente l’installazione di un museo ad esso dedicato. Inaugurato nel 2012, e frutto di anni di ricerca dal 2008, il Vigamus di Roma ci ha aperto le sue porte, letteralmente essendo giorno di chiusura, per parlare con il fondatore, Marco Accordi Rickards, di un altro aspetto che permea il videoludo nelle sue più svariate forme: la cultura.

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Qui nelle SpeSkullations parliamo di indiscrezioni, personalità e un museo del videogioco può dire molto sulla ricettività e il riconoscimento del pubblico nei confronti dell’industria, passando senza dubbio per il sottobosco di attività di eventi e roundtable che la struttura ospita con regolarità, arrivando soprattutto alla consacrazione del videogioco come bene culturale.

Sicuramente per conoscere il perché esista un museo è importante capire cosa lo ispira, ovvero la sua missione: “è molteplice perché in generale è di: preservare, difendere e promuovere la cultura del videogioco. In particolare […] il Vigamus lo abbiamo connotato di più sul lato della lotta per la promozione della cultura del videogioco, forse più che sulla preservazione vera e propria.”

Quale è dunque la filosofia pratica che sta dietro ad un’iniziativa volta a valorizzare il videoludo come patrimonio culturale? “L’idea è stata di cercare di fare qualcosa di più stabile e strutturato, invece di organizzare ogni volta attività, spot, che iniziano e finiscono, poter creare un avamposto permanente per la lotta per la cultura del videogioco. L’idea che si è rivelata più interessante è stata cercare di battersi per un museo del videogioco, perché nel mondo ce ne sono pochissimi, perché in Europa ce ne era solo uno a Berlino, e parlo di musei autonomi.”

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Che cosa intende però promuovere di preciso il Vigamus? “Prima di tutto il videogioco è un medium interattivo, quindi sarebbe una contraddizione in termini farlo fruire passivamente all’interno del museo del videogioco, poi c’è un motivo ancora più solido e culturale a cui io sono molto legato: per me ciò che noi valorizziamo all’interno del museo del videogioco non è un pezzo di plastica o un hardware, e purtroppo questa è l’impostazione di tante altre che non è che contesto, hanno un visione diversa dalla mia […] ma questo sfocia nel collezionismo, io mi batto per una cosa diversa e quindi il riconoscimento dell’opera videoludica che è immateriale come bene culturale.”

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Dunque il quadro presentato valorizza un bene culturale immateriale come l’esperienza videoludica, comprensiva dell’aspetto impercettibile delle sensazioni proveniente dall’apprezzamento di un prodotto di valore esposto su schermo e giocato attraverso un hardware e un metodo di input. Ovviamente non si può prescindere dall’esporre una serie di pezzi rari e dall’avere una, per quanto possibile esaustiva, cronistoria del videogioco e sua contestualizzazione, ma certamente puntare con forza gli sforzi verso il riconoscimento dell’opera videoludica come esperienza giocata, insita non nel materiale ma nell’immateriale, anche collettiva, aggregante e dunque sociale, è sicuramente sinonimo di sensibilità verso qualcosa che va oltre la mera teca da museo.

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E per quanto riguarda i pezzi più rari? “Ci sono delle problematiche non da poco, noi ce ne siamo accorti nelle prime fasi d’apertura, si sono rotte delle macchine che erano piuttosto preziose, dispiace perché sono difficili da reperire, non sono facili da riparare e presentano dei problemi. Quindi abbiamo limitato l’accesso alle macchine più vecchie, perché alcune non sono fatte per essere accese tutto il giorno a disposizione del pubblico, è matematico romperle in pochissimo tempo. Quindi il retrogame sempre accessibile è un retrogame più soft, quindi se parliamo di una prima Playstation o di un Nintendo 64, sono macchine piuttosto solide, sostituibili, reperibili. […] Stiamo cercando di organizzare, stiamo elaborando un piano con dei turni in cui in alcuni momenti specifici a rotazione le macchine più rare, più antiche e più particolari sono messe a disposizione su richiesta.”

Il Vigamus dunque presenta un profondo rispetto per il videogioco, si propone come spazio per la promozione del videogioco a tutto tondo, non dimenticandosi della contemporaneità.

Avete interesse a conoscere delle SpeSkullations su un determinato franchise scomparso, un tema poco conosciuto o anche qualche fantasia sul prossimo Hardware Nintendo? ScriviGiulio “SkullKid” Vitali e la prossima SpeSkullations potrebbe essere la tua.

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