I giocatori con qualche anno sulle spalle si ricordano di quando andavano nel negozietto di fiducia, o quello sotto casa, a comprare un videogioco. Ora ci sono le catene, c’è Amazon, c’è il digital delivery e l’offerta si è dunque ampliata moltissimo. C’è spazio per un negozio non legato ad una grande azienda? Abbiamo avuto occasione di sentire chi ha avuto a che fare con questo mondo per molto tempo e ci ha raccontato interessantissimi retroscena.
La persona interpellata ha preferito rimanere anonima per proteggersi da qualsivoglia ritorsione.
Il rapporto con i fornitori “era un rapporto, paghi e ti arriva la roba, spedizioni in ritardo, ordini minimi, insomma classico rapporto di lavoro” e torneremo su questo discorso delle spedizioni in ritardo.
Per quanto concerne il rapporto con i distributori è stato chiesto quale fosse quello con Halifax e la risposta è stata piuttosto colorita “mi limito a dire che il soggetto deve aver pensato che fossi Paperone perché sentivo snocciolare cifre assurde, oltretutto come per i fornitori pensi sempre di avere a che fare con gente che di giochi ne capisce invece se vendono frigoriferi o sedie è la stessa cosa, puro commercio“.
In molti si chiedono quale sia la percentuale che ogni negoziante prende su ogni gioco venduto, senza scrupoli il nostro mercante fa luce sulla questione dicendo che “credo che il picco massimo fosse il 20%, ma grazie alla concorrenza di Internet e grandi catene non lo attuavi mai pienamente”
I rapporti con le varie case madri erano nulli, c’erano sempre solo gli intermediari e dunque anche le questioni legate alla vendita dell’usato non si sono mai poste, invalidando, quantomeno in Italia, la ben nota leggenda metropolitana legata agli uomini di Nintendo che mettevano in risalto i propri giochi sugli scaffali e trattavano diversamente alcuni negozianti.
Nonostante i margini di guadagno non siano elevatissimi e la concorrenza spietata, spesso accade anche che un gioco cambi di prezzo: un incubo per un negoziante.
“Qui è un pozzo senza fine, almeno nel mio caso, praticamente rimborsi zero, le copie invendute te le tenevi, è capitato persino un paio di volte che i titoli venissero riprezzati e avevi praticamente la differenza come accredito, oltretutto le grandi catene per smaltire copie in esubero abbassano i prezzi o fanno promozioni obbligandoti a riprezzare. Creando una svalutazione del prodotto e più di una volta ho visto clienti rimanerci male perché magari una settimana prima avevano pagato la loro copia 15 euro in più.”
Ci teniamo a sottolineare come l’intervistato abbia puntualizzato che Nintendo fu l’unica a rimborsare, con denaro sonante, la differenza tra le copie comprate ad un certo prezzo, proprio in occasione dell’abbassamento repentino dello stesso.
“Il discorso console non esiste, non ci guadagni neanche 10 euro, ma devi averne almeno una in negozio, ci guadagni solo se ci comprano un gioco (sperando che il gioco non sia già sottoprezzo per aggiornamenti), praticamente fai un investimento di 400 euro per guadagnarne se ti va bene 25 (gioco + console).
A mano a mano che l’intervista andava avanti mi son dunque posto il problema su: il guadagno da dove arrivava? Principalmente dal merchandise, e quello Nintendo tira moltissimo. “Il merchandise Nintendo non passava tramite distributori di VG, veniva comprato da altri distributori e scelto da me”.
Le limited invece sono un mondo a sé e da qui si comincia a capire come funziona il duro mercato dei negozi di Videogiochi. “Le limited solitamente hanno un rapporto di vendita, tipo compri 5 normal e puoi acquistre una limited, contando che Nintendo è l’unica in cui realmente fai un investimento visto che i loro giochi mantengono il prezzo, non era un grosso problema. L’unico vero problema era la disponibilità (ai tempi del Wii )”.
Dunque molte potevano essere le copie invendute, la politica di aumento dei prezzi veniva, nel caso da noi riportato, gestita così: ” non ho mai pensato di aumentare i prezzi, sono un videogiocatore principalmente e non mi sembra corretto, anzi molte volte si studiavano modi per vendere i giochi anche solo ad 1 euro in meno pur di accontentare il cliente, oltre a questo saresti fuori mercato, non so onestamente se ci sono delle regole.”
I problemi e le difficoltà nascevano dal sottobosco delle realtà come Gamestop e distributori come Halifax, che stipulavano contratti vantaggiosi solo sui grandi numeri e ricevevano trattamenti di favore. Numerose sono state le volte che le spedizioni per limited e/o giochi importanti sono arrivati in ritardo presso piccoli negozi, favorendo di fatto la vendita presso il negozio di grande calibro.
Non si condanna la grande distribuzione, che ha i suoi meriti senza dubbio, ma se le case madri conoscessero meglio i retroscena delle grandi catene forse potremmo avere maggiore attenzione su alcuni trattamenti e gestioni di politiche. “penso che dovrebbero (cambiare idea ndr), credo che ogni prodotto dovrebbe essere venduto da gente che sa di cosa parla, sempre più spesso ci si trova ad acquistare qualcosa da commessi che non sanno di cosa parlano, tralasciando il marketing, titoli come bayonetta, enslaved, in negozio non vendono da soli, i commessi devono saper consigliare, capire i gusti di chi hanno davanti.”
Sicuramente tenere in vita un negozio di Videogiochi è difficile, e la sopravvivenza è data dall’affezione dei clienti e dal saper andare oltre la semplice dinamica di acquisto. Le grandi aziende potrebbero scendere in campo in maniera più capillare non tanto per proteggere il singolo negoziante, quanto piuttosto per appianare le differenze che si sono venute a creare a causa di una gestione distributiva non paritaria e decisamente sfavorevole per l’iniziativa personale, mossa spesso da una passione, piuttosto che da un contratto come un altro.
Puntare sulla qualità del merchandise, sulla qualità del personale, sulla qualità della distribuzione (day-one mai rotti, limited ben distribuite etc…) possono davvero rendere giustizia ad un mercato videoludico che non vorremmo vedersi arenare alla grande distribuzione in termini di potere sulle politiche di vendita.
La recente notizia di GameStop di avere un ruolo più attivo nello sviluppo dei giochi sicuramente da una parte potrebbe garantire un maggiore controllo su quanto offerto, dall’altra potrebbe dare inizio ad un’altra serie di stoccate nei confronti dei rivenditori indipendenti.
Avete interesse a conoscere delle SpeSkullations su un determinato franchise scomparso, un tema poco conosciuto o anche qualche fantasia sul prossimo Hardware Nintendo? Scrivi a Giulio “SkullKid” Vitali e la prossima SpeSkullations potrebbe essere la tua.