Riflettiamo sui VG: Opinioni Opinionabili è lo spazio dove Diego “Elflum” Inserauto erutta i suoi pensieri borderline, il titolo che ha scelto per la rubrica ha un errore ortografico ma dice che è una cosa voluta. Il pensiero di Elflum non coincide necessariamente con quello della redazione di NintendOn ma del resto, alle volte, nemmeno con quello di Elflum.
Ho sempre difficoltà a scegliere il titolo per il prossimo argomento di Opinioni Opinionabili. So benissimo che chiunque già dal titolo inizia a schierarsi e questo caso non fa eccezione: chi per board game intende Risiko e Monopoli, perché magari conosce solo quelli, penserà che accostare giochi da tavolo e videogiochi come World of Warcraft o Call of Duty, sia azzardato. Chi invece sa quanto sia florido il mercato dei giochi in scatola (e ho esaurito i sinonimi, da ora in poi sarò in difficoltà con la scorrevolezza dell’articolo), magari sa anche le differenze fra german, euro e american game, e probabilmente ha già una sua opinione, ovvero quella che il multiplayer online non potrà mai e poi mai avere la freschezza e il divertimento del multiplayer locale.
Anche se è difficile, provate ad ignorare il titolo, a mettere sotto il cuscino schieramenti e pregiudizi e date una possibilità a chi scrive. Per aiutarvi farò un passo indietro. Quanto indietro? Pochissimo: andiamo all’appena trascorso E3 2014.
Dalla direct Nintendo nessuno si aspettava nuove IP, se non quelle di Miyamoto, rivelatosi alla fin fine due minigiochi che probabilmente verranno integrati nel nuovo Star Fox o in un prossimo NintendoLand-like. Invece la grande N ha tirato fuori dal cappello Splatoon, un gioco più nelle corde di Sega (quella vecchia, che partoriva Space Channel 5 e Jet Set Radio, non quella odierna, sempre più ombra di un passato che non ritornerà) che non di Nintendo.
Trattasi di un Deathmatch a suon di vernice tra due squadre composte da quattro giocatori, in cui la vittoria viene data non dalle kill, ma dalla percentuale di verniciamento del terreno. La strizzata d’occhio alla moda del momento, gli e-sports, è assolutamente dichiarata e se non sono stupidi i game designer terranno in considerazione l’inclusione di diversi ruoli, e offriranno un character design con tante squadre e altrettanti personaggi differenti, se non in caratteristiche, quantomeno in look.
Non è difficile immaginare che se il gioco prenderà piede ci saranno tornei ufficiali con premi in palio e tanti hikikomori pronti a mettere il repentaglio il proprio futuro in maniera non troppo dissimile a quanto avviene oggi con Dota 2 (date un’occhiata al film Free To Play, è gratis e in italiano: basta installare Steam).
Se con i soliti noti è più facile relazionarsi, con le nuove ip la domanda è: mi piace? Mi convince?
La simbologia di Splatoon, sebbene l’uscita sia per un generico 2015, è già chiara e richiama dalla mia memoria gli schizzi di vernice e le corse coi calamari di Super Mario Sunshine, gioco che pur giudicando uno dei meno riusciti in chiave 3D di Mario, ho amato e tutt’ora amo alla follia.
Mi ha preso subito. Ovviamente spero che includano almeno una modalità competitiva locale perché non ho un buon rapporto con l’online.
L’alba del gioco online su console si chiama Dreamcast. Sì, ci sono stati esperimenti precedenti, non lo metto in dubbio, ma il classico gioco online, così come lo conosciamo adesso era sulla bella, sfortunata console bianca Sega, solo con una linea molto più lenta e rumore di moka prima di connettersi. Ed era un bel giocare, fatta fra persone più curiose che fissate e il cui piacere di conoscersi e di passare ore liete assieme era indiscutibilmente superiore alla voglia di prevalere sugli avversari a tutti i costi. Se si fa eccezione alla saga di PSO, occasionalmente giocata su Gamecube e PC, e a sporadiche sessioni a Tetris DS e Mario Kart 7/Wii, per me il gioco online è diventato, in seguito, frustrazione e vergogna.
Non ho problemi a relazionarmi con altri, gioco volentieri anche con gente che non conosco, anzi a volte è anche più appagante. Ma ora come ora, in qualsiasi gioco online, gioco per divertirmi, non per fare più uccisioni possibili e vincere a tutti i costi quindi sono il giocatore da scartare per chi invece si impegna come se vincere più partite a Battlefield garantisse una buona carriera lavorativa e la sconfitta un’onta familiare da lavare con il sangue.
Non mi diverto perché la maggior parte degli utenti che gioca online non capisce che il gioco, di qualsiasi tipo, online e offline, per essere un bel gioco, deve divertire. E non solo chi hosta la stanza ma tutti quelli che sono entrati e partecipano alla schermaglia.
Io non mi diverto ad essere insultato da un bimbo grasso con le mani sporche di nutella (cit.) perché non gioco bene quanto lui, così come non mi divertirei se in una partita a Coloni di Catan chi sta vincendo si bullasse perché ha più costruzioni e risorse di me. Non farebbe bene alla mia stima essere rispedito nella lobby dal mio clan come non mi divertirei a vedere il Dungeon Master ballare la capoeira sulla scatola di Descent dopo aver eliminato me o uno qualsiasi degli avventurieri.
Per questo il board game oggi, a qualsiasi livello, è migliore del gioco online: non è un problema di gioco, ma di giocatori. I giocatori che si incontrano appositamente in una stanza reale per giocare a un gioco che ha una componentistica che puoi toccare con mano hanno una sensibilità diversa rispetto a chi si nasconde dietro schermo e pad, quella sensibilità che porta a non essere soddisfatti se qualcuno non si è divertito con lui, ed è un tipo di approccio che manca totalmente nel mondo del gaming online, hardcore o casual game che sia.
Questo deve fare Splatoon per convincermi all’acquisto: ripristinare l’interazione a disposizione di tutti ai tempi della DreamArena. E non so se ci riuscirà.