Console portatili e puzzle sono da sempre un’accoppiata vincente, entrambi pensati per partite “toccata e fuga”, che fanno dell’immediatezza il fulcro dell’esperienza. Niente “graficona”, niente storia, niente fronzoli: solo puro gameplay. Sono sicuro che moltissimi lettori ricorderanno il leggendario bundle composto da Gameboy “mattone” e una versione del mai dimenticato Tetris tanto essenziale quanto per questo perfetta (e da molti considerata a tutt’oggi la migliore).
Tappingo rientra nel genere “scopri l’immagine nascosta” – affine ad un’altra vecchia conoscenza nintendosa, Picross – il concept è infatti molto semplice, tanto da richiedere soltanto l’utilizzo del pennino come dispositivo di input (o in alternativa d-pad più un pulsante).
Detto in poche parole, il giocatore deve ricostruire un’immagine formata da tesserine quadrate, “trascinandole” col pennino, in 4 possibili direzioni. Queste rimangono ferme, ma una riga del loro colore viene generata nella direzione di trascinamento, proseguendo all’infinito finché non incontra un ostacolo (un’altra tesserina o il bordo dello schermo). Un numero sopra ad ogni tesserina – 1 a 9 – indica quanto dovrà essere lunga la riga generata. Ad esempio una tesserina “3” dovrà proseguire per 3 caselle per essere considerata valida. Detto così può sembrare complesso, ma come spesso accade è più facile capirne il funzionamento provando con mano!
Il gioco è suddiviso in livelli di grandezza e complessità crescente, in modo piuttosto costante tranne che per un’impennata della complessità intorno a metà gioco, quando le caselle diminuiscono ad 1/4 le proprie dimensioni, permettendo strutture più ampie ed articolate.
È un gioco che richiede pazienza e un minimo di pianificazione, più che abilità vera e propria. Non mi è infatti mai capitato di dover ripetere un livello tra i 104 che compongono il gioco, perché qualsiasi errore può bene o male essere risolto facendo “rientrare” le righe create e ricominciando l’area problematica seguendo un ordine differente. L’importante è infatti seguire il giusto ordine. Questo non è necessariamente un male, potrebbe infatti essere considerato un pregio per chi cerca un passatempo rilassante, senza troppo impegno cerebrale.
Il tutto è accompagnato da una cosmesi estremamente semplice ma efficace, la lettura della “scena” è quasi sempre ottima anche se in alcuni casi si potrebbero confondere i blocchi con cui interagire con quelli che fanno solo da “limite” dell’area di gioco, a causa di colori molto simili. Il comparto audio comprende 6 tracce che accompagneranno i vari livelli, piuttosto piacevoli e mai d’intralcio, ma alla lunga un po’ ripetitive, soprattutto alla luce del fatto che gli effetti sonori sono del tutto assenti.
Tutto qui, sul serio.
Non ci sono altre modalità oltre a quella principale (che, tra l’altro, dà subito accesso a tutti i livelli), né impostazioni particolari, livelli o “features” da sbloccare, né – purtroppo perché sarebbe stato perfetto per il tipo di gioco – un editor di livelli.
Questo è il più grande limite di Tappingo, in definitiva. È un puzzle game senza pretese, gradevole, immediato, ma purtroppo estremamente povero nell’offerta ludica, per un prodotto moderno. La longevità, per questi motivi, è valida tanto quanto la durata dell’esperienza. Non ci sono infatti veri motivi per riprendere in mano i livelli già completati, aldilà della soddisfazione personale che si ha finendoli nel minor tempo possibile – il gioco tiene infatti traccia del tempo impiegato per finire un livello, ma è una funzione fine a sé stessa (sarebbe stato carino inserire un sistema di classifiche online, ad esempio).
Senza impegnarsi come dei matti per finirlo in fretta e furia, il gioco dura circa 6 ore, il che rapportato al costo del titolo è una durata più che dignitosa!