“Il mio nome è Tiz, sono un ragazzo come tanti altri, dalla vita semplice e pacifica, scandita dai ritmi della natura.
Il mio villaggio, Norende, conta poche persone, ma siamo tutti fieri contadini ed allevatori, felici col poco che abbiamo… o forse dovrei dire “eravamo” felici perché ora, di quel villaggio, non resta più nulla.
In un attimo ho perso tutto. I miei genitori, i miei amici, mio fratello, la mia casa, ciò che ero, tutto inghiottito dalla silenziosa ferocia di una voragine che non ha risparmiato nessuno… tranne me.
Nulla sarà più come prima.
Ma, nel momento più buio, vidi una luce, una speranza… Agnès è il suo nome, è una Vestale del Cristallo del Vento, uno dei quattro cristalli che governano l’equilibrio di Luxendarc, il mio mondo.
Lei, che ha consacrato la sua vita ai Cristalli ed è rimasta ormai l’unica in grado di risvegliarli dal torpore in cui sono caduti, è decisa a ristabilire l’ordine delle cose, intraprendendo un viaggio che la porterà a visitare un mondo devastato da conflitti e catastrofi naturali, ma che è ancora possibile salvare.
Io, che non ho più nulla se non il mio coraggio, ho deciso di seguirla e proteggerla a costo della vita, con la flebile speranza di poter, un giorno, veder finalmente sparire la Grande Voragine e ricostruire il mio piccolo villaggio.
Lungo il cammino che ci ha portato a visitare i 4 Templi che custodiscono i Cristalli, abbiamo conosciuto un mondo straordinario, tra scorci di rara bellezza e mortali pericoli, e conosciuto persone per cui vale la pena combattere, che rinforzano la determinazione nel compiere la nostra missione.
Non posso non serbare nel cuore i compagni di viaggio, che, dopo Agnès, mi hanno affiancato.
Ringabel, strano ma simpatico ragazzo che ha perso la memoria e possiede un diario, di provenienza ignota, che pare contenere frammenti di avvenimenti che ancora devono verificarsi, ed ha una particolare predilezione per il gentil sesso…
Infine Edea, figlia del Gran Maresciallo del Ducato di Eternia e ultima erede di una stirpe di fieri guerrieri. Ci siamo incontrati come nemici – il Ducato infatti cerca da centinaia di anni di impedire ai Cristalli di governare il mondo, ritenendoli una minaccia – ma il suo profondo senso di giustizia le ha svelato la bontà delle nostre intenzioni. Da quel momento ci ha affiancati fedelmente, portando sulle spalle il peso di essere considerata una traditrice dal proprio popolo, dal proprio padre.
Siamo quattro semplici ragazzi, non abbiamo molta esperienza di vita e il compito che ci attende spaventerebbe un veterano di guerra ma… il forte legame che si è creato tra di noi e la fede nella nostra missione ci spinge a proseguire.
Non possiamo fallire. Siamo l’ultima speranza per Luxendarc…”
Nuovamente classico
Ho voluto iniziare con un preambolo lungo ma “raccontato”, perché Bravely Default merita di essere vissuto con mente aperta e con quello spirito fanciullesco, un po’ ingenuo, che sa stupirsi ed emozionarsi con poco.
Nato come “nuovo Final Fantasy”, per recente ammissione dei suoi stessi creatori è stato pensato per i gusti del mercato Giapponese, dove è rimasto confinato per molto tempo, prima di approdare in terre per lui straniere.
La cosa non mi stupisce, vista l’estrema classicità del titolo, che per struttura e tematiche ricorda da molto vicino i primissimi Final Fantasy (1-4), dove i Cristalli hanno sempre avuto un ruolo centrale e ci si ritrovava con 4 ragazzi, che ancora non sapevano d’essere eroi, proiettati nella più importante missione che il mondo avrebbe mai conosciuto.
Fermarsi a rimirar le stelle
Luxendarc è un mondo malato, ma questo non riesce a mascherarne lo splendore. I luoghi che i nostri protagonisti visiteranno sono modellati con maestria, e le città in particolare, col loro stile “pennellato”, sembrano dei dipinti ad olio dove poter muoversi liberamente, con un effetto quasi ammaliante, molto simile ai vecchi titoli a sfondo bidimensionale, ma in questo caso completamente tridimensionale, vivo, pulsante.
Mi sono spesso ritrovato a girovagare senza una vera meta, parlando con chi incontravo, entrando ora in una locanda, ora in un castello, fermandomi a posare l’occhio sulle delicate sfumature della vegetazione, sui raggi di luce che penetrano dalle finestre, sui tratti che delineano, quasi a voler ricreare un effetto “fumettoso”, gran parte delle strutture.
Non meno sontuose sono le fattezze di personaggi: caratterizzati dallo stile Super Deformed tanto caro a questo particolare filone ruolistico, sono “morbidi”, ricchi di dettagli, animati con perizia.
Il resto del mondo di gioco, completamente poligonale, è quanto di più fiabesco si possa immaginare: si passa da aridi e soffocanti deserti ad ampie pianure ricoperte di sgargianti fiori multicolore, da bianchi picchi innevati alle falde di un vulcano in eruzione… insomma, com’è da tradizione la varietà non manca!