L’uscita di un capitolo della saga di The Legend of Zelda rappresenta sempre, nel bene o nel male, un evento. Nei giorni antecedenti l’uscita di Wind Waker HD, abbiamo sentito prima Zooey Deschanel esprimere il suo amore per la saga, definendo A Link to the Past “best game ever” e poi, in lidi nostrani, Maria De Filippi confessarsi appassionata delle avventure di Link e Zelda.
Da sempre, ogni capitolo si porta un carico enorme di aspettative e attesa, vista la qualità a cui Miyamoto e Aonuma ci hanno abituato in oltre un quarto di secolo.
Non ha fatto eccezione A Link Between Worlds, seguito spirituale del sopra citato A Link to the Past e soggetto, come sempre, a feroci critiche riguardanti un gameplay non eccezionale e una grafica priva di stile riscontrate dai primi filmati e dalle prime demo.
E come sempre, pian piano, l’anatroccolo è diventato un cigno man mano che Nintendo rivelava informazioni sulla storia e sui personaggi, man mano che mostrava ambientazioni inedite. A Link Between Worlds è arrivato e, in poche parole, rappresenta il miglior capitolo della saga degli ultimi dieci anni. Non è assolutamente un remake di A Link to the Past ma ne riprende il mondo, il gameplay perfetto e li rinnova, spingendo la serie verso un futuro roseo più che mai.
A Link Between Worlds appartiene alla timeline (che personalmente considero ancora assurda) in cui l’Eroe del Tempo viene sconfitto e si colloca dopo Link’s Awakening e prima di The Legend of Zelda, qualche centinaio di anni dopo A Link to the Past.
La trama ruota ancora attorno ai Sette Saggi, discendenti di quelli conosciuti in ALttP. In pericolo e braccati da un mago misterioso di nome Yuga, deciso a catturarli e a trasformarli in dipinti per risvegliare Ganon e ottenere il suo potere, chiederanno aiuto a Link, apprendista del fabbro di Hyrule. Il giovane si troverà suo malgrado in un vortice di eventi e con l’arduo compito di dover salvare il mondo. Conosceremo la dolce principessa Zelda, sovrana di Hyrule e scopriremo l’esistenza di un mondo parallelo chiamato Lorule e governato anch’esso da una principessa, Hilda, decisa ad aiutarci nella nostra missione per fermare il malvagio Yuga.
Il primo grosso cambiamento rispetto al passato consiste nella gestione delle armi.
La maggior parte di esse sono infatti disponibili sin da subito, grazie a un misterioso personaggio con un costume da coniglio di nome Lavio che si “trasferirà” a casa nostra all’inizio del gioco. Dopo avergli dato asilo, trasformerà la dimora di Link in un negozio in cui è possibile affittare (e nelle fasi avanzate acquistare) ben nove armi a prezzi modici e senza limiti di tempo ma con l’unica condizione di dovergliele restituire e poi eventualmente ri-affittare, nel caso Link perdesse i sensi.
L’approccio al gioco è decisamente differente rispetto al passato: la presenza immediata delle armi rende l’azione di gioco più veloce, più snella e si ripercuote anche sulla struttura dei dungeon: non più labirinti divisi in due fasi distinte (la prima metà senza l’arma custodita al suo interno e la seconda con) ma santuari, templi e palazzi che ruotano completamente attorno all’uso del martello, dell’arco o delle altre armi. I dungeon sono sempre stati un punto cardine della saga e quelli di A Link Between Worlds non fanno eccezione. Seppur di dimensioni ridotte rispetto al passato, non si rivelano affatto facili e sanno impegnare il giocatore con enigmi intelligenti e con un level design sempre e costantemente stellare.
Sono inoltre affrontabili liberamente, nell’ordine che il giocatore preferisce, proprio come nel primo capitolo per NES.